Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019

AGOSTO-SETTEMBRE2019 MC 63 Introvigne, sulla vita dei richie- denti asilo cinesi in Italia, ag- giunge: «Diciamo che i richiedenti asilo cinesi un lavoro lo trovano, magari non completamente rego- lare. Perché poi, nella comunità cinese, c’è quello dello stesso paese o della stessa etnia che ti dà un lavoro in nero. È evidente però che, anche se possono vi- vere in Italia in modo irregolare, si battono per ottenere almeno una protezione sussidiaria. Tra l’altro i membri della Chiesa di Dio onnipotente e anche degli Shouters (altro movimento reli- gioso cinese, ndr ), hanno una mo- rale tradizionale protestante fon- damentalista, per cui a loro non piace violare la legge. Se potes- sero avere un lavoro regolare, non clandestino, sicuramente preferirebbero. E poi è una comu- nità che non pesa sullo stato, che ha delle forme di aiuto interne, nella quale chi è benestante aiuta gli altri. Sono comunità autosuffi- cienti. E da questo punto di vista sono dei buoni cittadini». Rompere i legami famigliari Nei loro racconti, i richiedenti asilo cinesi spesso parlano della necessità di rompere tutti i le- gami con le loro famiglie rimaste in Cina. Nel report di A buon di- ritto viene raccontato di una donna che, per mantenere la pro- pria fede, è scappata dalla Cina lasciando in patria il figlio tredi- cenne senza nemmeno avvisarlo, e troncando ogni contatto. «Questo è un tasto doloroso - af- ferma Introvigne -. Spesso cer- cano di evitare i contatti per paura di mettere nei pasticci i propri famigliari. C’è chi telefona ma cerca di evitare qualunque ar- gomento sensibile perché sa che esiste una sorveglianza, e c’è chi non telefona neppure. Di tornare, naturalmente, non se ne parla. Primo perché in Italia, con il decreto sicurezza, se uno torna anche per una breve visita dopo aver ottenuto asilo, glielo tolgono, ma poi perché ci sono di- versi casi di persone che pensa- vano di non essere note al Pcc come membri della Chiesa di Dio onnipotente o di un altro gruppo, e che, invece, tornati in Cina, ma- gari per un’operazione chirurgica che lì costa meno, sono stati arre- stati. Il che conferma che una sor- veglianza della Cina sui profughi all’estero c’è». La religione è un pretesto? Nel report di A buon diritto si esprime il dubbio che la persecu- zione religiosa, a volte, possa es- sere falsa e che venga usata come pretesto per ottenere lo status di rifugiato e aggirare così la chiu- sura degli ingressi in Italia stabiliti con il decreto flussi, oppure per nascondere un fenomeno di tratta di persone: «Sì, ci sono stati anche dei casi di prostitu- zione - afferma Introvigne -. Pro- stitute che sono entrate con false storie di persecuzione religiosa. Questo è sempre possibile. Quindi, il consiglio che, da una parte, si può dare alle commis- sioni territoriali e, dall’altra, si può dare ai movimenti religiosi, è di affinare un sistema di certifica- zione di chi è membro del movi- mento e di chi non lo è. Ci sono stati casi, ad esempio in Australia, in cui la stessa Chiesa di Dio onni- potente ha smascherato dei falsi rifugiati che dicevano di essere suoi membri». Quando le commissioni che de- vono verificare se il richiedente è veramente membro di un movi- mento religioso perseguitato, fanno domande sulla sua teolo- gia, ma basandosi su informazioni spesso vecchie o parziali, il rischio di sbagliare è alto. Sono diversi i casi nei quali le risposte dei cinesi richiedenti asilo erano giuste, ma non combaciavano con le infor- mazioni a disposizione della com- missione. L’obbligo di proteggere Nel clima di aspra propaganda sui migranti che si respira in Italia, può essere utile soffermarsi su una tipologia così particolare di persona: il rifugiato per motivi re- ligiosi. Se non altro per consta- tare che il fenomeno «immigra- zione» è complesso e vario, al- meno quanto sono complesse a varie le singole storie personali di quelli che chiamiamo «immi- grati». «Sappiamo che in Italia, nei con- fronti dei rifugiati non c’è un at- teggiamento di accoglienza, e nell’opinione pubblica vi è una grandissima confusione tra rifu- giati e immigrati, mentre è chiaro che sono due categorie giuridiche diverse - afferma Introvigne -. Esi- ste il problema, come ci ricorda papa Francesco, di accogliere gli immigrati, però, mentre acco- gliere gli immigrati è una que- stione politica, accogliere i rifu- giati è un obbligo che deriva dai trattati internazionali che ab- biamo sottoscritto». Luca Lorusso MC A

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