Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019
AGOSTO-SETTEMBRE 2019 MC 39 D in attesa del riconoscimento della protezione uma- nitaria (abolita dal decreto sicurezza, 5 ottobre 2018, poi trasformato in legge il 27 novembre) o dell’asilo. Mentre si trovavano in queste strutture - che per loro natura non sono ad alta protezione -, i trafficanti hanno trovato il modo di costringere molte di queste donne a prostituirsi per restituire un «debito» che attualmente si aggira in media at- torno ai 25-30mila euro. Si tratta sostanzialmente della somma che queste donne riescono a racimo- lare nei tempi di permanenza nelle strutture (un anno e mezzo circa), mentre in passato, poteva an- che andare dai 60 agli 80mila euro. I trafficanti, in sostanza, hanno trovato il modo di «sfruttare» non solo le donne, ma anche il sistema di accoglienza italiano per realizzare i loro turpi guadagni. Solo una piccola parte delle donne nigeriane sbar- cate, infatti, sono state individuate come vittime di tratta o potenziali tali e indirizzate verso i percorsi specifici del «Piano nazionale anti tratta» che - messo a punto nel 2014 - è stato rifinanziato lo scorso marzo. Agricoltura biologica? No, schiavista In questi ultimi anni, si è molto aggravato in Italia anche il fenomeno dello sfruttamento lavorativo che, solo in campo agricolo, riguarda circa 132mila lavoratori. Si tratta in gran parte di giovani uomini immigrati, ma anche di italiani e italiane, che si tro- vano in condizioni di povertà, mancanza di opportu- nità e pesante vulnerabilità. Secondo il «Quarto rapporto agromafie e caporalato» pubblicato del- l’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai-Cgil del lu- glio 2018, sarebbero addirittura 400/430mila i lavo- ratori agricoli esposti al rischio di un ingaggio irre- golare e sotto caporale. Non tutti possono essere definiti «vittime di tratta», perché tra essi si segna- lano anche nostri connazionali, ma anche perché tra gli stessi migranti ci sono situazioni variegate e complesse. Tutti, però, possono essere considerati veri e propri «schiavi». Quando si parla di grave sfruttamento lavorativo, infatti, non si sta facendo riferimento semplicemente al lavoro nero. È lavoro in condizioni servili, in cui le persone sono private della loro libertà e dignità, subiscono abusi, mi- nacce e ricatti, e ovviamente vengono retribuite in maniera del tutto inadeguata. Oltre al settore agricolo, il lavoro in condizioni ser- vili diffuso in tutto il paese riguarda diversi altri ambiti: edilizia, servizi domestici e di cura, settore turistico alberghiero, ristorazione, fabbriche e com- mercio ambulante. La nuova legge sul caporalato dell’ottobre 2016 (n. 199), recante «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo», riformula il reato di capora- lato, introducendo una fattispecie base che pre- scinde da comportamenti violenti, minacciosi o inti- midatori e prevede pene più severe (la reclusione da 1 a 6 anni) non solo per chi recluta la manodo- pera (il caporale vero e proprio), ma anche per chi utilizza, assume o impiega manodopera (ovvero il datore di lavoro), sottoponendo i lavoratori a condi- zioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno. Un aspetto interessante di questa legge è il fatto che i proventi delle confische vengono assegnati al fondo anti tratta , le cui finalità sono state estese an- che alle vittime del delitto di caporalato (oltre che alle vittime di sfruttamento sessuale): le due situa- zioni, infatti, sono ritenute simili, anche perché spesso le persone sfruttate nei lavori agricoli ven- gono reclutate usando mezzi illeciti come la tratta di esseri umani. Inoltre, in molti contesti, special- mente le donne subiscono una duplice forma di sfruttamento, lavorativo e sessuale. Nella provincia di Ragusa, solo per fare un esempio - migliaia di donne, in gran parte dell’Europa dell’Est, vivono se- gregate nelle campagne, spesso con figli piccoli, e lavorano per pochi euro nelle serre. E nel totale iso- lamento - anche se la cosa è stata denunciata più volte - subiscono ogni genere di violenza sessuale. D OGGI SCHIAVI LA DEFINIZIONE DELLA TRATTA « T RATTA DI PERSONE indica il reclutamento, tra- sporto, trasferimento, l’ospitare o accogliere persone, tramite la minaccia o l’uso della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una posi- zione di vulnerabilità o tramite il dare o ricevere somme di danaro o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento. Lo sfrutta- mento comprende, come minimo, lo sfrutta- mento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o i servizi for- zati, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservi- mento o il prelievo di organi [...] Il consenso della vittima della tratta di persone allo sfrutta- mento di cui [sopra] è irrilevante nei casi in cui qualsivoglia dei mezzi di cui sopra sia stato uti- lizzato». Protocollo di Palermo, 2000. Protocollo delle Nazioni Unite sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in par- ticolar modo donne e bambini.
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