Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019
condizioni servili e di grave sfruttamento special- mente nei settori dell’agricoltura (70.9%), dei ser- vizi (17.1%) e dell’industria (11.9%). Il traffico e la tratta di esseri umani Anche l’Italia non può dirsi un paese libero dalle nuove schiavitù. E non da oggi. Il fenomeno si è strutturato nell’arco di oltre tren- t’anni, ma ha assunto proporzioni più rilevanti negli ultimi tempi, in seguito all’arrivo di migliaia di mi- granti sulle coste meridionali del nostro paese. Tra di loro ci sono anche molte vittime di tratta, in par- ticolare giovani donne nigeriane che vengono poi costrette a prostituirsi. Bisogna però distinguere fra traffico e tratta . Se- condo Europol, circa il 90% di coloro che hanno rag- giunto l’Europa in questi ultimi anni lo ha fatto affi- dandosi a criminali ( smuggler o passeur ) che, in cambio di soldi, ha permesso loro di superare le frontiere degli stati dell’Est Europa o di attraver- sare il Sahara e il Mediterraneo. La fuga dei siriani dal loro paese in guerra - per fare un esempio - po- teva arrivare a costare anche 10mila euro a testa. Solo nel 2015, il traffico di migranti ( smuggling ) da Medio Oriente e Africa ha fruttato al crimine orga- nizzato circa 6 miliardi di euro. Europol stima che questo business illegale sia il più lucrativo nel Vec- chio Continente, ancor più del traffico di droga, e che vi sarebbero implicati circa 30mila trafficanti. La tratta ( trafficking ) prevede non solo il traffico, ma il grave sfruttamento: ovvero la riduzione delle vittime in una condizione di vera e propria schia- vitù. In Italia, il fenomeno riguarda soprattutto due macro aree: quella dello sfruttamento sessuale e quella dello sfruttamento lavorativo. Anche se sono presenti situazioni gravi riguardanti l’accatto- naggio forzato (in crescita), l’espianto di organi, le adozioni illegali e la servitù domestica. Quello della tratta e dello sfruttamento sessuale in Italia è una piaga che riguarda dalle 30 alle 50mila donne straniere, tra le quali un numero significativo di nigeriane, ma anche di ragazze provenienti dal- l’Europa dell’Est, dall’America Latina e dalla Cina. Negli ultimi tempi, tuttavia, il fenomeno ha assunto caratteristiche inedite, soprattutto in seguito allo sbarco massiccio di migliaia di giovani nigeriane ar- rivate attraverso la rotta del Sahara, della Libia e del Mediterraneo centrale. A partire dal 2014, e con punte record nel 2016 (11mila), il numero delle donne nigeriane è aumen- tato esponenzialmente. Sono, oltre 20mila, infatti, quelle arrivate con gli sbarchi, e tra di loro un nu- mero significativo di minorenni e di donne incinte o con bambini molto piccoli. La maggior parte - seguendo le istruzioni dei traffi- canti - ha fatto richiesta di asilo ed è finita nei centri di accoglienza straordinari (Cas) o nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), D In alto : un militare nella cattedrale di Lagos, presidiata per timore di attentati islamisti. D 38 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2019 D
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