Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019

AGOSTO-SETTEMBRE2019 MC 29 C i sono parole oscure che ci piombano addosso dal niente e hanno il potere di terrorizzarci. Una di que- ste è «spread», parola che si è af- facciata nella nostra vita nel 2011 e da allora non ci ha più abbando- nati. Non che prima non esi- stesse, ma circolava solo in am- bienti ristretti e specialistici, per cui non ci coinvolgeva. Abbiamo sempre visto questo termine associato al debito pub- blico e, nel nostro immaginario, si è radicata l’idea che se sale porta tormenta, se si riduce torna il bel tempo. Ma di cosa parliamo esatta- mente? Non è semplice dirlo, prima di tutto perché non è un vocabolo costruito per noi, in- tendo dire noi comuni cittadini che ci alziamo al mattino, an- diamo in ufficio o in officina e vi- viamo di ciò che guadagniamo dal nostro lavoro. No, la parola spread è stata coniata a uso e consumo degli operatori finan- ziari e per capire di quale messag- gio è portatrice, bisogna aprire un po’ di parentesi. La prima di que- ste riguarda la finanza pubblica. Prestare allo stato Il canale normale di finanzia- mento dei governi è quello fi- scale, ma quando per questa via essi non riescono a coprire l’in- tero fabbisogno, allora ricorrono E la chiamano economia PRIMA LA CONOSCIAMO, PRIMA LA CAMBIAMO La rubrica di Francesco Gesualdi Lo spread, una questione di fiducia Il termine è inglese e significa «divario», differenziale tra i titoli di stato di un paese (per esempio, l’Italia) e quelli di un altro (per esempio, la Ger- mania). Minore è la fiducia nel paese che ha emesso quei titoli, più alto sarà il differenziale. È esagerata l’attenzione concessa allo spread? No, perché il suo meccanismo (perverso) porta conseguenze reali per tutti. Cerchiamo di capire come e perché. © Zsolt Andrasi Qui : il palazzo che ospita il Bundestag, il parlamento federale tedesco, a Berlino. #

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