Missioni Consolata - Luglio 2019
66 MC LUGLIO2019 Cooperando… sica di molti scalatori che per il fatto di pagare pensano di avere il diritto di arrivare in cima a tutti i costi. Nel documentario Gringo Trails @ , uscito nel 2013, si racconta di di- verse di queste situazioni finite or- mai fuori controllo, ma anche di luoghi dove il governo e le comu- nità sono riusciti a imbrigliare e regolare i flussi turistici. Uno di questi è il regno del Bhutan, stato dell’Himalaya incapsulato fra Cina e India: chi vuole visitarlo deve prevedere una sorta di tassa, ob- bligatoria e ufficiale, di 250 dollari al giorno che comprendono vitto, alloggio, trasporti via terra e il ser- vizio di guide autorizzate. I risul- tati del provvedimento, sinora, sono stati soddisfacenti nel demo- tivare il turismo di massa e nel contempo rendere gratificante il soggiorno di chi sceglie di accol- larsi la spesa. comparti produttivi del paese @ . Il Wttc fornisce del leakage una stima al rialzo, segnalando fughe di introiti che vanno dal 40% del- l’India all’80% dei Caraibi, con punte dell’85% in posti come le Bahamas @ . Tenendo in considerazione en- trambe le ipotesi si può in sintesi dire che su 100 dollari spesi da un turista in un paese in via di svi- luppo, dieci, bene che vada, o ad- dirittura 85, nella peggiore delle ipotesi, escono dal paese e vanno a incrementare i profitti di inter- mediari turistici, oppure di aziende alimentari o tessili che producono cibo, tovaglie o len- zuola a migliaia di chilometri di di- stanza e li esportano perché siano utilizzati in un resort tanzaniano o in un mega albergo thailandese. Chiunque si sia trovato a viaggiare nei paesi del Sud del mondo per vacanza o per lavoro si è probabil- mente trovato almeno una volta nella sala da pranzo di una strut- tura turistica africana, asiatica o sudamericana e si è sentito diso- rientato nel constatare come que- sta fosse identica al ristorante di un centro congressi all’uscita di un’autostrada francese, inglese o italiana, l’unica differenza sta nella variante esotica rappresen- tata dal tetto in paglia e dalle fine- stre senza vetri. Spesso l’importazione di beni è le- gata all’assenza di collegamento fra le filiere produttive locali e le strutture turistiche: la mancanza di una catena del freddo affidabile per la conservazione dei cibi nel tragitto dagli agricoltori e alleva- tori locali al turista consumatore, Un fenomeno da governare Un altro aspetto ancora poco mi- surato, ma di cruciale importanza, è quello del cosiddetto leakage , la dispersione (o perdita, come quella dei tubi idraulici bucati) de- gli introiti derivanti dal turismo e può prendere la forma di profitti e ricavi pagati agli operatori turistici internazionali, di costi per beni e servizi importati, o di pagamenti di interessi sul debito. Uno studio della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad) stima che il leakage me- dio per la maggior parte dei paesi in via di sviluppo è tra il 40% e il 50% dei proventi lordi e tra il 10% e 20% per i paesi sviluppati o in via di sviluppo ma con economie più diversificate e quindi in grado di rispondere almeno in parte alla domanda di beni e servizi che il settore turistico rivolge ai vari
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