Missioni Consolata - Luglio 2019
LUGLIO 2019 MC 37 D traffico denominato Los Zetas e dal cartello del Golfo. Nonostante le condizioni economiche preca- rie dei migranti che viaggiano sulle rotte della clan- destinità, in genere i narcotrafficanti richiedono un riscatto di 10mila dollari a persona che le famiglie nel paese di origine provano a pagare contraendo debiti con conoscenti, parenti e con le banche che spesso si appropriano delle loro case e terreni in caso di mancata restituzione del prestito. Chi non riesce a pagare il riscatto rischia di non vedere mai più il proprio caro che spesso viene ucciso. Esmeralda e la sua famiglia sono consapevoli dei ri- schi del percorso migratorio, ma non vogliono tor- nare indietro. «San Salvador è una città pericolosa - ricorda Esmeralda -, ogni giorno c’è un omicidio. Tutti noi salvadoregni abbiamo un parente che è stato ucciso dalle bande criminali e non voglio che questo accada ai miei figli». La vita in Salvador: las pandillas Eriberto ha 22 anni e annuisce con la testa. Sta si- stemando il suo piccolo bagaglio e intanto ascolta in silenzio le parole di Esmeralda. Il suo bene più im- portante è un inalatore. Eriberto ha l’asma e prima di partire si è comprato tre spray predosati, con- vinto che sarebbero stati una scorta sufficiente per il viaggio. È timido e rimane un po’ in disparte. Il suo sguardo è basso e il suo dolore è stretto tra le labbra che mordicchia nervosamente. «Avevo un autolavaggio a San Salvador - inizia a raccontare il ragazzo -. Poi le bande criminali mi hanno chiesto il pizzo. Non ho pagato. Ho chiuso il negozio per un po’ e quando l’ho riaperto due persone sono entrate e hanno ucciso un mio cliente. Poi non gli è bastato e hanno ammazzato anche mio fratello». Secondo il Consiglio nazionale della piccola impresa del Salvador, il 92% del settore imprenditoriale è vittima di estorsione da parte di due bande crimi- nali, las pandillas Mara Salvatrucha MS-13 e Barrio 18 ( si veda dossier su MC aprile 2016 ). Le due fazioni sono antagoniste e alimentano una guerra intestina giocata sulla pelle dei cittadini che spesso si trovano coinvolti in sparatorie tra le vie della città. Il Salva- dor chiude il 2018 con un tasso di 51 omicidi ogni 100mila abitanti, un numero sicuramente inferiore alle quasi 83 morti violente ogni 100mila persone del 2016, ma si tratta comunque di una cifra supe- riore ai 10 omicidi ogni 100mila che, secondo i para- metri dell’Organizzazione mondiale della Sanità, è il limite sopra il quale la violenza è considerata ende- mica. Il Salvador è uno dei paesi, dove non è pre- sente un conflitto armato, più pericolosi del mondo insieme a Honduras e Guatemala. Molte ragazze e ragazzi tra i 12 e i 16 anni sono obbligati ad affiliarsi a una delle due bande criminali. Rifiutarsi equivale a dichiarare guerra al clan e la punizione è la morte. Le due pandillas Mara Salvatrucha MS-13 e Barrio 18 sono nate negli Stati Uniti tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. I loro membri storici erano migrati in America del Nord negli anni prece- denti e durante la guerra civile degli anni Ottanta. Con l’inasprimento delle politiche migratorie statu- nitensi degli anni Novanta, molti criminali sono stati deportati in Centro America, con un aumento di violenza nei paesi di origine. D A sinistra : cartina del Centro America e Messico con possibile tragitto dei migranti. | Qui : alcune famiglie centroamericane che aspettano per poter varcare il confine con il Messico. D CAROVANE MIGRANTI © Diego Díaz Morales © Diego Díaz Morales
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=