Missioni Consolata - Luglio 2019

La frontiera «Viaggiare in carovana è più sicuro che migrare con i coyotes - continua Esmeralda -. Ma è ugualmente molto duro e faticoso. A volte camminiamo dalle 10 alle 12 ore sotto il sole, altre volte facciamo l’auto- stop. Il momento più difficile è stato superare la frontiera tra Guatemala e Messico. Non potevamo passare sul ponte perché non avevamo il visto e al- lora abbiamo attraversato la frontiera nel fiume. La polizia ha cercato di fermarci, ma eravamo tantis- simi e non c’è riuscita». In America Latina, i migranti che non possono di- mostrare i requisiti economici necessari per otte- nere un regolare visto di entrata in Messico e Stati Uniti e che quindi devono muoversi di nascosto sulla rotta terrestre, usano l’espressione « irse de mojado » che letteralmente significa «viaggiare da bagnati», perché sanno che dovranno attraversare a nuoto dei fiumi per superare le frontiere. Il con- fine tra Stati Uniti e Messico è rappresentato, per una lunghezza di 3.034 km, dal Rio Bravo, mentre tra Guatemala e Messico è il fiume Suchiate a se- gnare una parte di frontiera per 161 km. «A volte credo che una parte di me sia rimasta nel fiume Suchiate - racconta Cecilia, la figlia di Esme- ralda -. Le gambe affondavano nel fango e non avevo energia né per andare avanti né per tornare indie- tro. Alcuni pescatori ci hanno aiutate, ma quell’e- sperienza mi ha segnata per sempre». Sequestri e desaparicion Camminare non è l’unico modo in cui si muove la carovana. Molti migranti hanno, infatti, provato a fare l’autostop e chi ha qualche soldo ha comprato un biglietto del bus. Numerosi camionisti si sono resi disponibili a dare un passaggio a gruppi di mi- granti, aiutandoli a compiere alcuni tratti di strada. A fine ottobre 2018, sebbene la migrazione in gruppo renda meno vulnerabili i migranti di fronte a violenze ed estorsioni, un camionista ha rapito 50 persone, e il furgone, con il suo carico di esseri umani, è scomparso nel nulla nella regione di Vera- cruz, a ovest del Messico. «Il sequestro di migranti è un affare multimilionario per i cartelli del narco- traffico che gestiscono il traffico di merci, di droga e, oggi, anche le rotte migratorie - spiega il difen- sore dei diritti umani padre Alejandro Solalinde ( si veda MC ottobre 2017 ) incontrato in mezzo alla caro- vana -. Le persone che non hanno accesso a un visto sono invisibili e obbligate ad attraversare il Messico in punti isolati, purtroppo spesso controllati da nar- cos e briganti, per non essere catturate dalla polizia dell’Istituto nazionale di migrazione messicano che le può deportare nel paese di origine. Ogni 6 mesi si verificano 10mila sequestri di migranti, con un’en- trata economica per il narcotraffico di 25 milioni di dollari al semestre». Il sequestro dei migranti è una pratica realizzata negli ultimi anni in particolare dal gruppo di narco- D 36 MC LUGLIO 2019 D

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=