Missioni Consolata - Luglio 2019

LUGLIO2019 MC 35 D e una felpa imbottita. Esmeralda sa che è meglio avere un indumento caldo, perché nelle zone deser- tiche del Messico, se di giorno il termometro può toccare i 35 gradi, la notte le temperature si irrigidi- scono all’improvviso. La mattina si sveglia prima che il sole sorga e pre- para la sua borsa, arrotola il materassino e lo av- volge insieme al sacco a pelo in un unico fagotto che lega intorno alla testa. «In questo modo ho le mani libere per portarmi dietro una bottiglia d’acqua», dice ridendo. Esmeralda è partita il 31 ottobre 2018 da San Sal- vador alla volta degli Stati Uniti, insieme a 2mila connazionali, uno dei molti gruppi di migranti che, in quel periodo, si sono organizzati in carovane per attraversare il Messico e raggiungere la fron- tiera Nord. Esmeralda non ha una destinazione chiara in mente. Sa solo che in Salvador non vuole tornare. Carovane: organizzazione spontanea «Un giorno, mentre navigavo su Facebook, ho visto che alcuni miei connazionali si davano appunta- mento in piazza Salvador del Mundo, al centro di San Salvador, per partire insieme verso gli Stati Uniti - racconta Esmeralda -. Io e mio marito ab- biamo spesso pensato di lasciare il nostro paese, ma non si era mai presentata un’occasione favorevole. Appena saputo della carovana, abbiamo fatto i ba- gagli e siamo partiti con i nostri figli». La carovana che si è messa in marcia il 31 ottobre, è stata la quarta di un ciclo di migrazioni massive che si sono verificate tra ottobre e novembre del 2018 da Honduras, Salvador e Guatemala, i tre paesi dell’area denominata Triangulo norte centroameri- cano , la regione di origine della maggior parte del flusso migratorio latinoamericano diretto verso gli Stati Uniti. La prima carovana è partita il 18 ottobre da San Pe- dro Sula in Honduras e a ruota sono seguiti tre gruppi partiti dal Guatemala e dal Salvador. Dieci- mila persone hanno deciso di autogestire il proprio viaggio, invece di affidarlo alle reti del traffico di persone dei coyotes (come vengono chiamati i traffi- canti, ndr ), che si occupano tradizionalmente del trasbordo di persone dal Sud verso il Nord Ame- rica. «Sembra un numero enorme, ma se conside- riamo che in Messico transitano più di 400mila per- sone all’anno, si tratta di un flusso equivalente a circa 10 giorni - spiega Marta Sanchez Soler, presi- dentessa del Movimento migrante mesoamericano -. La novità è che i migranti della carovana hanno de- ciso di essere visibili e viaggiare in forma più sicura ed economica, rifiutandosi di pagare un alto prezzo a un trafficante per poter arrivare negli Stati Uniti». Migrare in gruppo è diventato uno nuovo modo di viaggiare per molte persone centroamericane, che si sentono più protette dalla minaccia di estorsioni e sequestri da parte dei narcotrafficanti e a volte degli stessi coyotes , che hanno trovato nella migra- zione di migliaia di centroamericani una fonte di guadagno. Le carovane sono un porto sicuro in particolare per famiglie, donne e bambini che sono più esposti a violazioni dei diritti umani sulla tratta migratoria messicana. Più del 50% delle persone che migrano in gruppo sono famiglie spesso con minori di età in- feriore ai 5 anni. Dal 2018 la migrazione dal Centro America, storicamente rappresentata da uomini soli, ha il volto delle famiglie, come dimostrato dai dati delle detenzioni sulla frontiera con gli Stati Uniti. Nei primi sei mesi dell’anno fiscale 2019 (otto- bre 2018 - marzo 2019) le pattuglie di frontiera sta- tunitensi hanno detenuto 189.584 famiglie. Il più alto dato di sempre. A sinistra : il popolo di una carovana migrante che attraversa il Mes- sico, qui a Juan Rodri- guez Clara (Veracruz). | Qui : Esmeralda con due dei suoi figli, in carovana in Messico. D CAROVANE MIGRANTI

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