Missioni Consolata - Luglio 2019

MC R L’esempio di Barnaba (At 4,36-37) Segue subito un esempio: Giuseppe, detto Bar- naba, uno dei discepoli, un levita originario di Ci- pro, vende un campo e ne mette tutto il ricavato ai piedi degli apostoli. Chi ha già letto il libro sa che Barnaba ritornerà più avanti, e sarà una figura importantissima: non di quelli che fanno parlare molto di sé, ma uno di coloro che, in silenzio, lavorano a recuperare gli esclusi, a garantire che tutto funzioni, a rendere umilmente la vita più semplice per tutti. Abbiamo un’ulteriore conferma del fatto che Luca sa nar- rare bene proprio da questo suo introdurre quasi per caso un personaggio che in seguito diventerà rilevante. Quando però guardiamo all’episodio narrato con un poco di malizia, non possiamo non porci delle domande. Ma se tutti condividevano tutto ciò che avevano, perché citare Barnaba? Uno che, a ben guardare, vende solo un campo, ossia nulla di particolarmente rilevante. L’esempio negativo di Anania e Saffira (At 5,1-11) La domanda si fa più forte quando leggiamo l’e- pisodio che segue. C’è anche una coppia, Anania e sua moglie Saffira, che vende un campo e ne pone il ricavato ai piedi degli apostoli. Solo che Anania, a differenza di Barnaba, non deposita tutto ciò che ha incassato. D’accordo con la moglie, consegna solo una parte, attento però a dare l’immagine di uno che dà tutto. Pietro smaschera la sua furbizia e rimprovera Anania, accusandolo di avere il cuore pieno di Satana e di aver voluto mentire allo Spi- rito Santo. E gli fa anche notare che non c’era nes- sun bisogno di imbrogliare, perché non c’era nes- sun obbligo di dare tutto e «l’importo della vendita non era forse a tua disposizione?» (At 5,4). L’osser- vazione è importante, perché ci fa capire che la condivisione di beni non era una legge vincolante, bensì una buona pratica che molti, se non tutti, si assumevano. Pietro, chiaramente, non rimprovera Anania per essersi tenuto qualcosa, ma per aver sostenuto di aver dato tutto; non è l’avidità o il bi- sogno che Pietro censura, ma la menzogna. «Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». E subito Anania crolla a terra, morto. Senza neanche avvisare la moglie, dei giovani raccolgono il suo corpo e lo vanno a seppellire. Arriva poi la moglie Saffira, che Pietro sottopone a un rapido interrogatorio su ciò che già sa. La mo- glie conferma la versione fraudolenta di Anania e muore immediatamente anche lei, prontamente sepolta accanto al marito. Non è la prima volta che Luca ci informa del «ti- more» diffuso in tutta la Chiesa e all’intorno (At 2,43), ma stavolta ci sembra che il rispetto religioso rischi di essere sostituito dalla paura. Da quando il Dio buono e amante della vita si è trasformato in un giudice così implacabile da essere pronto a di- spensare la pena di morte? Leggere tra le righe Chi commenta la Bibbia prova spesso a rendere attuale ciò che è stato scritto quasi duemila anni fa, per evitare che testi che possono nutrire la fede e la vita sembrino semplicemente stranezze incom- prensibili. Nel fare ciò, si corre spesso il rischio di volerla troppo addomesticare. È nota la battuta sui biblisti che sosterrebbero: «La Bibbia dice bianco, ma voleva dire nero», come se quello che l’autore voleva dire non sia ricavabile da ciò che c’è scritto. Ecco perché invito il lettore a seguirmi in un per- corso appena più intricato, per poter valutare in prima persona gli indizi che Luca distribuisce per leggere con correttezza il suo racconto. L’autore degli Atti degli Apostoli, lo abbiamo già fatto notare e si può facilmente verificare, è bravo, sa scrivere e sa modulare molto bene i suoi perso- naggi. Eppure qui sembra quasi perdersi, trasfor- marsi in un autore superficiale e grezzo nel presen- tare situazioni e persone: troppi particolari sem- brano forzati, strani. È tutto normale? Per capire, ri- cordiamoci che anche noi, quando facciamo uno scherzo, assumiamo spesso un tono di voce e una modalità di comportamento che dovrebbero sugge- LUGLIO2019 MC 31

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