Missioni Consolata - Luglio 2019

24 MC LUGLIO2019 KENYA La porta della chiesa F u voluta da padre Tommaso Biasizzo che costruì l’attuale chiesa. Si rivolse a fratel Filippo Abbati, autore di altari, porte, tabernacoli intagliati in legno, sparsi in diverse nostre missioni «storiche». Fratel Filippo chiese a me di disegnargli i «cartoni» con i soggetti suggeriti da padre Biasizzo. Nel pannello in alto a sinistra sono rappresentati i simboli dei sa- crifici kikuyu generalmente offerti sotto un mugumo (un mae- stoso ficus) considerato albero sacro. Su quello di destra, i sim- boli della nuova fede: la Croce e la Madonna Consolata. Nei pannelli di mezzo è rappresentato l’incontro dei missionari, scesi dalle motagne dell’Aberdare, con il capo Karuri wa Gakure. In basso a destra è inciso il logo di quel tempo dei missionari della Consolata e, a sinistra, un simbolo del Kenya. padre Luigino Brambilla parroco della parrocchia santuario della Consolata a Tuthu Tuthu: umile inizio di una grande missione «E tu Tuthu non sei il più pic- colo insignificante villag- gio del Kikuyu perché da te è iniziato l’annuncio di salvezza a tante genti...». Sono milioni i cristiani che in Kenya, devono a questo villag- gio l’origine della loro fede: dalle zone poco a Nord di Nairobi fino ai confini dell’Etiopia e della Somalia. Anche un fiume maestoso parte da una sorgente piccola e modesta: è l’inizio, è la nascita. I cristiani che vengono in visita e in preghiera trovano il luogo ideale: bellezza della natura, tanta pace e silenzio, la bella chiesa, la cappella della memoria, il chiostro del rosa- rio, la grotta di Lourdes, la cappella dell’adorazione. Poi intorno, posti suggestivi nella foresta. Il luogo dove i missionari impiantarono una storica segheria, o il posto del mar- tirio del catechista Aloisio Kamau dove abbiamo eretto una croce a ri- cordo, meta di pellegrini e pre- ghiere. Qui storia e geografia si uniscono a fare di Tuthu un posto veramente suggestivo, testimone della gran- dezza del Fondatore e dei primi missionari. Non deve succedere che perdiamo questa storia e questa testimo- nianza. Nelle dovute proporzioni, sarebbe come se Assisi rimanesse senza Francescani! Torino e Tuthu dovrebbero gemel- larsi: la radice dell’istituto e la ra- dice delle nostre missioni.

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