Missioni Consolata - Luglio 2019
KENYA Testo e foto di JAIME CARLOS PATIAS MC A NELLE VALLI DELL’ABERDARE PER RICORDARE Ritorno alle origini della missione La visita a Tuthu, in Kenya, la prima storica missione nella vita dei missionari della Consolata, serve da ispirazione per rinnovare e reinventare lo stile delle loro presenze nel mondo. I n Kenya per una sessione di consiglio, la direzione gene- rale dell’Istituto si reca in vi- sita a Tuthu, provincia di Mu- rang’a, nella regione centrale di quella nazione che è il primo amore dei missionari della Conso- lata. Questa piccola località, a 140 km da Nairobi, sui monti dell’Aberdare a oltre 2.500 metri, fu la destinazione finale dei primi quattro missionari della Conso- lata inviati in Africa dal beato Giu- seppe Allamano. I padri Tommaso Gay (31 anni) e Filippo Perlo (29), e i giovani fra- telli missionari Luigi Falda (19) e Celeste Lusso (18) arrivarono in Kenya l’8 maggio 1902. A Nairobi, incontrarono Monsignor Allgeyer, superiore dei missionari dello Spi- rito Santo, che suggerì loro di re- carsi tra il popolo kikuyu, in rispo- sta all’invito del chief (capo) Ka- ruri wa Gekure che voleva una scuola nel suo villaggio di Tuthu. Iniziò così l’evangelizzazione cat- tolica nel cuore del Kenya. Nel villaggio di Karuri La strada che porta a Tuthu si snoda tra verdissime piantagioni di tè distese sulle ripide colline ferta da Karuri. Visitavano siste- maticamente la gente nei villaggi con una particolare attenzione alla cura dei malati e ai bambini orfani o abbandonati. Lungimi- ranti e intraprendenti, portarono semi nuovi per l’agricoltura e in- stallarono una segheria per le va- rie costruzioni necessarie per lo sviluppo delle missioni. Gli errori commessi erano com- presi e perdonati dalla gente che vedeva la buona volontà e la retta intenzione dei missionari dediti unicamente al servizio della popolazione che il Signore aveva loro affidato. Una croce nella foresta Dal 1903 la missione di Tuthu ebbe la presenza delle Suore Vin- cenzine (quelle fondate da san Giuseppe Cottolengo), che lavo- rarono in Kenya a fianco dei mis- sionari della Consolata per più di 20 anni. Una croce (un tempo di legno) con il nome di suor Gior- dana rimane nella foresta a pochi chilometri da Tuthu, a perenne memoria della loro presenza e del servizio per la gente. che caratterizzano la zona, all’o- rizzonte le montagne dell’Aber- dare che i primi missionari dovet- tero attraversare a piedi, par- tendo da Naivasha (dove arrivava la ferrovia) con un viaggio di due giorni accompagnati da portatori (per tutto il materiale necessario a impiantare la missione) e sof- frendo le basse temperature di notte (a oltre duemila metri e a fine giugno, il periodo più freddo dell’anno). Le difficoltà degli inizi, ci fanno comprendere l’insistenza dell’Al- lamano sull’importanza della pre- parazione e il motivo per cui vo- leva i suoi missionari «santi in modo superlativo», zelanti, di- sposti a sacrificare la vita, perché preferiva la qualità, al numero. «Prima santi, poi missionari», ri- peteva spesso, sottolineando la santità come valore prioritario. L’evangelizzazione e la promo- zione umana era il metodo pro- posto dal Fondatore e fu appli- cato puntualmente dai suoi mis- sionari. Per prima cosa i missio- nari si dedicarono allo studio della lingua kikuyu e, dopo nep- pure un anno, iniziarono una pic- cola scuola in una capanna of-
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