Missioni Consolata - Luglio 2019
LUGLIO2019 MC 19 menti culturali e sociali (non dai compiti e dalle responsabilità), spesso radicati in zone profonde di noi. Una presa di distanza ne- cessaria per iniziare a scoprire l’u- nicità della propria persona e ren- dere così possibili nuove forme di relazione umana. Inoltre, il domi- nio delle passioni può essere faci- litato dalla disciplina psico-fisica della meditazione, perché, se non integrate, le passioni separano l’uomo. La tentazione lo fram- menta. Mentre la meditazione vuole essere un processo di unifi- cazione volto a riconoscere il cen- tro, il desiderio profondo che ogni uomo porta dentro. Roberto mi rivela un dettaglio pre- zioso: «L’esperienza spirituale è stata molto diversa dalle aspetta- tive iniziali. Man mano, mi si è chiarito dentro che, al di là di quello che uno può percepire, l’importante è scoprire la dina- mica della crescita interiore, cioè la possibilità che noi abbiamo di generare amore. L’amore e la pre- senza di Dio sono un dono gratuito dentro di noi, ma questa presenza non cresce da sola, devo coglierla, aderirvi, lasciarmi attrarre ed esprimerne la bellezza. I doni spirituali, le pic- cole esperienze meditative profonde, dove uno sperimenta un’apertura di cuore maggiore di ciò che uno vive normalmente, sono una cosa bella e gratificante. L’esperienza spirituale è un’anticipazione di quello che puoi essere, ma per es- sere devi poi scegliere di vivere quell’apertura. Una volta perce- pivo la meditazione come qual- cosa che automaticamente mi avrebbe cambiato, ma purtroppo non è così. Attorno alla medita- zione ci sono tanti tipi di letture. È vero che fa bene, che rilassa, ma quello che non avevo colto è come uno si possa generare come per- sona. Ora per me questa è la cosa più importante di tutte. L’espe- rienza mistica, quando si rivela, ci fa cogliere una realtà d’amore, ma se questa non la faccio mia, non mi serve a nulla». Ricordo un ritiro spirituale nel quale ho ascoltato parole di Ro- berto mi sono poi rimaste appic- cicate addosso come un mantra quotidiano: «Con la nascita ini- ziamo un cammino nel quale ogni uomo deve finire di nascere, in un incessante partorire se stessi. Dobbiamo completare, riempire di significato, dare qualità al dono della vita; pensare alla vita come mistero da generare piuttosto che da scoprire. Siamo costituiti dal desiderio, ma non sappiamo bene cosa deside- riamo. Tra le tante cose che la vita ci propone, come riconoscere un idolo da ciò che ci dà vita? Il mercato dei consumi ci distrae, ci stordisce e sostituisce gli oggetti alla qualità della relazione. Il per- corso spirituale ci aiuta a ricono- scere le fughe da noi stessi e a trovare cosa ci corrisponde in profondità». Amarilli Varesio* MC A (*) A MARILLI V ARESIO Studia antropologia culturale all’Università di To- rino. Ha approfondito la sua passione per la scrit- tura con la Scuola Holden. È cantautrice, scrive racconti e reportage. È «ricostruttrice» di se- conda generazione, in quanto i suoi genitori fanno parte dei Ricostruttori dai primi anni ‘90. © Af Ricostruttori nella preghiera © Amarilli Varesio
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