Missioni Consolata - Luglio 2019

16 MC LUGLIO2019 © Af Ricostruttori nella preghiera ITALIA Fierezza e imbarazzo Alternavo fierezza e imbarazzo per il fatto di appartenere a una famiglia così fuori dall’ordinario e, verso i miei genitori, avevo un atteggiamento ambivalente, che oscillava tra ammirazione e diver- genza. Casa nostra era sempre piena di ospiti, amici, «comunitari» (mem- bri di altre comunità dei Ricostrut- tori, ndr ), viaggiatori, curiosi, e per questo era difficile trovare dei mo- menti in cui andare in vacanza da soli. Adoravo addormentarmi ai piedi di mamma e papà mentre meditavano alla luce delle candele, ma quando lo facevano prima dei pasti, a noi figli toccava aspettarli con i gorgoglii alla pancia. Mi piaceva moltissimo l’idea che i miei utilizzassero tecniche di ri- lassamento e medicina naturale per curarci, ma odiavo quando mi dicevano che dovevo imparare a respirare col diaframma per farmi passare i crampi allo stomaco. Crescendo, ho cominciato a chie- dermi in maniera critica e curiosa che significato avesse la danza che i miei genitori facevano per prepararsi alla «doccia mattu- tina», lo strumento che utilizza- vano per infilarsi l’acqua nel naso da una narice e poi soffiare sono- ramente il catarro dall’altra, per- ché non bevessero caffè né fu- massero, rifiutassero la televi- sione, perché facessero yoga al mattino e alla sera, perché ci fosse un’enorme rilievo in ce- mento della Sindone nel luogo nel quale meditavano. Superati i rifiuti adolescenziali, a diciassette anni, prima di partire per un viaggio che sarebbe du- rato un anno, ho deciso di fare il corso di meditazione per darmi coraggio. I miei mi avevano inse- gnato che la meditazione è il prin- cipale strumento di crescita e supporto. Da quel momento, ho cominciato a comprendere sem- pre meglio il senso di una vita semplice, aperta agli altri, capace di liberarsi da forme di attacca- mento materiale, e quindi, di quella migrazione al contrario, da Torino alla Sicilia, che era stata, pensandoci adesso, una sana do- lorosa partenza. Qui : ritratto di padre Gian Vittorio Cappelletto, detto John, fondatore dei Ricostruttori nella preghiera. Pagina a fianco : la casa dei Ricostrut- tori a Pedimonte Etneo, di cui parla l’autrice. A destra : due foto storiche della rico- struzione di Sant’Apollinare, in provin- cia di Novara (1983) e un’immagine di uno degli affreschi interni. # La nascita del gruppo I Ricostruttori nella preghiera sono nati nel 1978 per iniziativa di padre Gian Vittorio Cappel- letto, sacerdote gesuita veneto, che, all’epoca della fondazione del movimento, risiedeva a To- rino. Padre Cappelletto aveva co- minciato a praticare la medita- zione a 45 anni, mentre si occu- pava, oltre agli incarichi da reli- gioso, di cultura e arte, anche come assistente all’università. Il suo intento era quello di fare un apostolato per i «lontani», coloro che si erano allontanati dalla Chiesa ma mantenevano una aspi- razione spirituale cercando rispo- ste altrove. Infatti verso la metà degli anni ‘70, in Europa si comin- ciavano a diffondere metodi di meditazione orientale, sia indui- sta che buddhista. I primi anni Con la barba folta quasi tutta im- biancata e un tono di voce dolce e meditativo, Roberto Rondanina, sacerdote e responsabile generale dei Ricostruttori dopo la morte di padre Cappelletto, avvenuta nel 2009, ricorda: «Eravamo nel post ‘68, con la crisi delle ideologie e della speranza di cambiare il mondo. Con una rivoluzione man- cata, c’è stato un ritorno alla reli- gione, ma in forma alternativa, di- versa da quella confessionale o istituzionale. Tra queste forme, c’era anche la meditazione, che, in quell’epoca, era una novità asso- luta. Il ripiegamento verso forme più intime di preghiera veniva dalla consapevolezza che se non cambio me, il mondo non cambia. E anche se cambia, non mi cambio io. Il gruppo ha usufruito dello spi- rito del post ‘68 nel quale viveva un sentimento molto forte di ag- gregazione, rispetto a una condi-

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