Missioni Consolata - Luglio 2019
LUGLIO 2019 MC 13 Mihaela Buruiana, che all’epoca aveva dieci anni. Slanciata, gambe lunghe e caviglie fini. Il fi- sico di una ballerina. Le lasciò l’in- dirizzo della scuola. Perché non tentare un’audizione? «Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Un signore gentile, dalla faccia buona, lasciò dei volantini all’ingresso della mia scuola. Era il direttore Eugen». Mihaela si esprime con un’eleganza pari a quella mostrata alla sbarra. «Non avevo mai mosso un passo di danza prima né la cosa mi aveva mai interessato più di tanto. Però poi mi immaginai con ai piedi le scarpette da ballerina e la sola idea mi rese felice. Tornai a casa e ne parlai con mia madre. Mi vide molto entusiasta e accettò di por- tarmi qui al Collegio per un pro- vino. L’insegnante testò la mia muscolatura e disse che avevo le giuste caratteristiche per studiare danza classica e, chissà, diventare un giorno una ballerina professio- nista. All’inizio fu molto dura per- ché ero indietro rispetto alle mie compagne di corso, ma in breve tempo riuscii a recuperare e a mettermi al loro livello». La famiglia di Mihaela Un’ora per andare e una per tor- nare. È quanto impiega Mihaela per raggiungere il Collegio dal suo villaggio e per ritornare a bordo di un autobus sempre affollato. A Trusheni, poche vie male asfal- tate, la ragazza vive con la madre Elena e con il padre Anatoly in una modesta villetta su un solo mese. Buona parte di quello che intaschi lo mandi a casa per man- tenere la tua famiglia. Senza le ri- messe degli emigrati la Moldavia morirebbe di fame. Più di quanto già non accada». Ricerca di nuovi talenti Eugen, ex ballerino che in gio- ventù si è esibito in mezza Europa (anche in Italia, a Catania e Fi- renze), si vanta di avere un grande fiuto nello scovare talenti. Ogni estate, prima che le audi- zioni per accedere al Collegio na- zionale di coreografia abbiano ini- zio, gira per tutto il paese a caccia di nuove promesse. Sei anni fa, nel villaggio di Trusheni, a 20 chi- lometri da Chişinău, incontrò MC A piano. Anatoly è da poco tornato in patria dopo aver fatto per ven- tidue anni l’operaio in una fab- brica di ferro in Russia. Elena, ca- salinga, coltiva nell’orticello di casa poche verdure che tenta di vendere ogni mattina nella piaz- zetta di Trusheni. Il fratello mag- giore di Mihaela fa il muratore in Portogallo e, quando può, manda qualche soldo ai genitori. L’ospitalità della famiglia Bu- ruiana è a dir poco squisita. Ana- toly fa diverse capatine in cantina dalla quale rispunta con ogni ge- nere di alimento sotto aceto pre- parato con le sue mani. Dai clas- sici cetrioli, alle acciughe, pas- sando per le pesche e l’anguria. E vino e brandy, sempre di sua pro- duzione. Mostra pure un paio di cincillà, di cui ha un piccolo alle- vamento nel retro della casa. «Con queste bestiole ci ha confe- zionato una bella e calda pelliccia per me. La prossima è per Mihaela», interviene la moglie. «A Mosca - racconta Anatoly - avevo un buon lavoro. Ma per i gravi problemi di salute di mia suocera ho dovuto fare ritorno in Moldavia. Ora lavoro in una pic- cola fabbrica di mattoni: faccio un turno di 24 ore consecutive e poi riposo per tre giorni. La paga è bassissima ma non ho trovato di meglio. Approfitto del tempo li- bero per prendermi cura delle al- tre bestie. Sapete, ho anche di- versi polli ruspanti... Almeno un giorno a settimana vado a Chişinău a vedere la mia bambina che si allena. La osservo da una fi- nestra perché non voglio che si di- stragga e ogni volta mi com- muovo. È bravissima». Dall’alto a sinistra in senso orario : Mihaela in viaggio per andare al corso di ballo. | Una lezione alla scuola di Mihaela. | Du- rante il corso di danza con l’insegnante Ve- ronika. | Mihaela con il padre Anatoly e la madre Elena. #
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