Missioni Consolata - Giugno 2019
Giuseppe Allamano: uno di famiglia «A lla mia nascita, l’Allamano era morto da otto anni e questo vuol dire che era contempora- neo dei miei genitori e ancora di più dei miei nonni. In quegli anni la famiglia di mio padre abitava in via San Dalmazzo e quella di mia mamma in via Delle Orfane: tutti nel centro di Torino, a due passi dal Santuario della Consolata che frequenta- vano. In particolare, la nonna paterna, Eleonora, conosceva l’Allamano molto bene, lo aveva invitato più di una volta a casa, lo frequentava abitualmente nel Santuario, lo chiamava semplicemente “El canonic” (Il canonico) perché allora in famiglia si parlava in piemontese e diceva che non l’avevano fatto vescovo perché era “cit e brut” (piccolo e brutto). Forse non era vero, forse per fare i vescovi im- portava anche l’aspetto fisico, comunque lei gli era affezionatissima. Teneva nel suo messale un’immaginetta, una specie di “ricordino di morte”, che rappresentava il busto dell’Allamano che poi col papà era passato alla nostra fami- glia e lo facevano vedere a noi bambini e noi lo chiamavamo “barba santo” (zio santo). In pratica ci dicevano che era un santo molto prima del processo di cano- nizzazione. Nell’opinione dei suoi fedeli era un santo. E questo è significativo. Quando poi la famiglia si è trasferita in Piazza Bernini, via Giacomo Medici, mia mamma ha cominciato a frequentare la chiesa dei missionari di C.so Ferrucci, vi- cina a casa nostra. E la frequentava an- presenza viva 78 MC GIUGNO2019 Triduo in onore del beato Allamano: il dott. Ottavio Losana offre la sua testimonianza sul Fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata. # Il 16 febbraio scorso i missionari della Consolata hanno celebrato la festa del beato Allamano. Durante il triduo di preparazione alcuni laici hanno offerto la loro testimo- nianza su come hanno conosciuto la figura dell’Allamano e come essa ha inciso sulla loro vita. Di seguito riportiamo la prima parte della toccante testimonianza del dott. Ottavio Losana, già professore universitario, membro attivo del gruppo «Amici Missioni Consolata» e, per tanti anni, medico di famiglia della comunità di Casa Ma- dre. È cresciuto con una vera devozione per l’Allamano grazie ai genitori e soprat- tutto ai nonni materni che l’avevano conosciuto e frequentato di persona.
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