Missioni Consolata - Giugno 2019

renza della Svezia e della Danimarca, che hanno ghettizzato gli immigrati, noi li abbiamo accolti e li abbiamo aiutati a inserirsi nella società dimi- nuendo i fattori di rischio criminalità». Un’affermazione, quella di Jensen, che non incontra l’appoggio di parte degli abitanti delle periferie cit- tadine. In effetti, visitando alcuni quartieri di Oslo, sembra di sentire il già citato Luigi di Ruscio quando scri- veva «Ovunque l’ultimo / per questa razza orribile di primi / ultimo nella sua terra a mille lire a gior- nata / ultimo in questa nuova terra / per la sua voce italiana / ultimo ad odiare / e l’odio di quest’uomo vi marca tutti / schiodato e crocifisso in ogni ora / dannato per un mondo di dannati» 53 . Nel sito document.no , uno dei tanti critici nei con- fronti dell’immigrazione e che raccoglie le idee de- gli intellettuali vicini al FrP, sono apparsi diversi ar- ticoli sulle baby gang . Un’area particolarmente cri- tica è Drammen, un quartiere dormitorio alla peri- feria di Oslo dove opererebbero sette bande giova- nili in cui «la maggior parte dei componenti è immi- grata» 54 . È stato anche criticato il logo stilizzato di Oslo, dove, secondo il sito document.no, «non rimane molto né di St. Hallvard né del simbolismo cri- stiano (…) così i nostri nuovi connazionali (immi- grati e musulmani, ndr ) possono identificarsi con il nuovo simbolo. Nessuno si potrà offendere per un logo così anonimo» 55 . Per chi rimane: integrazione e diritti Dalla fine degli anni Novanta si è introdotto l’obbli- gatorietà di partecipare a programmi di insegna- mento della lingua e della conoscenza culturale, storica e sociale della Norvegia e nel dicembre 2018 il governo ha lanciato il programma Integration through education and competence il cui principale obiettivo è inserire gli immigrati nel mondo del la- voro e nella società attraverso l’istruzione pubblica, il lavoro, l’integrazione sociale e l’educazione civica. Le nuove regole implementate dal governo impon- gono agli immigrati dei doveri tra cui la frequenza gratuita a 175 ore di scuola di lingua norvegese e a 50 ore di studi sociali, mentre ai rifugiati politici in possesso di un diploma scientifico e tecnologico dei corsi professionali che li indirizzino verso il mer- cato del lavoro. A tutti gli immigrati, dopo la sche- datura e il test obbligatorio Tbc viene offerto un al- loggio temporaneo (nel settembre 2018 c’erano circa 4mila residenti, nel 2016, 13.400). Una per- sona che aiuta uno straniero a entrare illegalmente in Norvegia rischia fino a tre anni di prigione, men- tre chi sfrutta l’immigrazione per profitto rischia fino a sei anni. In cambio agli stranieri vengono ga- rantiti gli stessi diritti dei norvegesi. Ognuna delle 422 municipalità della Norvegia ha diritto di decidere il numero di rifugiati che ritiene di poter accogliere ogni anno. Nel 2018 meno di 250 municipalità hanno offerto la loro disponibilità (136 in meno rispetto al 2017). Il governo concede ai co- muni una somma di denaro per ogni rifugiato ac- colto per 5 anni (nel 2018 era di circa 80.000 euro per ogni adulto e 75.000 per altri adulti fami- gliari 56 ). Dopo tre anni di soggiorno nel paese senza aver commesso crimini, dopo aver passato un test di lin- gua A1 (che richiede tra le 300 e le 600 ore di le- zione a carico dell’utente) e uno di storia e legisla- zione norvegese, il candidato può ottenere la resi- denza permanente, mentre per la cittadinanza oc- corre risiedere ininterrottamente nel paese per sette anni senza aver commesso reati gravi e pas- sare il test di lingua A2. Le politiche di integrazione, da qualunque parte le si guardi, sembra comunque stiano funzionando: nonostante quello che molti esponenti della destra xenofoba vanno dicendo e scrivendo, il rispetto tri- butato dalla società norvegese verso culture prove- nienti dall’esterno è contraccambiato dall’amore per la nuova patria da parte degli immigrati. Lo di- mostra anche un recente rapporto compilato da Statistics Norway in cui si evidenzia che il 76% dei fi- gli di immigrati che sono nati in Norvegia parlano il norvegese oltre alla lingua dei genitori, ma la quasi NORVEGIA

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