Missioni Consolata - Giugno 2019

20 MC GIUGNO 2019 tazione, nonché trattamenti di base e servizi sanitari correlati alla droga, sono ancora scarsi. La maggior parte del trattamento fornito è la disintossicazione, a volte solo attraverso il supporto psicosociale. In passato veniva fornita assistenza in ospedali psi- chiatrici sovraffollati e senza far- maci specifici. Anche se in molti paesi qualcosa si sta muovendo. Negli ultimi due anni, Burundi, Capo Verde, Eritrea, Etiopia, Kenya, Liberia, Madagascar, Mau- ritius, Mozambico, Nigeria, Sene- gal, Seychelles e Tanzania hanno investito maggiori risorse. In Kenya, per esempio, è stato intro- dotto un protocollo per far fronte all’abuso. Il governo di Nairobi vuole sradicare un fenomeno che colpisce i giovanissimi (il 50% dei tossicodipendenti ha tra i 10 e i 19 anni) ed è veicolo di trasmis- sione dell’Aids-Hiv. In Egitto e nelle Seychelles si stanno speri- mentando terapie sostitutive de- gli oppioidi. In Senegal, nel 2017, 178 pazienti sono stati ammessi a una terapia a base di metadone. Anche in Tunisia sono stati aperti centri ad hoc mentre in Kenya, Mauritius e Tanzania hanno va- rato progetti per fornire aghi e si- ringhe sterili ai tossicodipendenti per evitare la trasmissione di ma- lattie infettive. Mafie e jihadisti Il traffico di stupefacenti è gestito da più attori. «La base - continua Dentice - è formata da piccoli cri- AFRICA A destra : mercato degli animali a Hergheisa, Somaliland. In queste zone il consumo del khat è diffuso e quotidiano. Sopra : Marocco, un coltivatore di marijuana mostra l’hashish, la resina prodotta. # L’Africa Orientale e il khat La droga dei poveri L a chiamano «la droga dei poveri». Il nome vero è khat (o qat). Coltivato da secoli in Africa orientale (soprattutto in Etiopia e Somalia, ma anche in Yemen), il khat è un arbusto le cui fo- glie fresche, se masticate, producono un effetto para- gonabile a quello dell’anfetamina. Il consumo porta a un aumento della pressione sanguigna, euforia, mag- giore attenzione, parlantina, soppressione dell’appe- tito e del bisogno di dormire. Fino al 1980 a livello internazionale non era conside- rato una droga, poi l’Organizzazione mondiale della sa- nità l’ha inserito nella lista delle sostanze stupefacenti e da allora è equiparato alle più famose eroina, cocaina e marijuana. D a sempre in Yemen, Somalia e in alcune regioni di Etiopia, Eritrea, Gibuti e Kenya, gli uomini masticano le foglioline a partire dalle prime ore del pomeriggio. Gli uomini yemeniti e a volte anche le donne, ma separatamente e in privato, passano anche quattro ore tutti i pomeriggi senza far molto altro che masticare le foglie. Masticare il khat è un’importante attività di socializzazione, ma al tempo stesso costitui- sce un grave problema economico e sociale, oltre a comportare danni irreparabili alla salute. C’è chi spende oltre il 30% del proprio reddito per l’acquisto di questa pianta. F ino a qualche anno fa, la produzione e il consumo sono rimaste limitate all’Africa e alla Penisola araba. Poi, con l’aumento dei flussi migratori, il khat ha iniziato a diffondersi anche in Europa, perché alcuni paesi europei ne tollerano l’uso. In Olanda, per esempio, nei famosi coffee shop lo si consuma senza troppi ostacoli. Ma anche in altri paesi dove pure è vie- tato, il khat è consumato soprattutto nelle comunità dell’Africa orientale. Il traffico ha così preso piede. Nel 2017, la polizia spa- gnola ha sequestrato due carichi di khat provenienti da Kenya ed Etiopia. Anche le forze dell’ordine italiane hanno aumentato i controlli. Negli anni la Guardia di Finanza ha sequestrato, in vari aeroporti, diverse spe- dizioni di foglioline, con il boom nel 2015: una tonnel- lata e mezzo requisita e quantità poco inferiori negli anni successivi. Segno che «la droga dei poveri» si sta gradualmente diffondendo anche da noi. En.Cas. © Fadel Senna /AFP

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