Missioni Consolata - Maggio 2019

NEL SUDAFRICA DELL’APARTHEID Dopo tre anni a Fatima è giunta per me l’ora di cambiare continente. Sono stato destinato in Su- dafrica. Finalmente la tanto desiderata Africa! Quando sono arrivato in Sudafrica nell’agosto del 1987, Nelson Mandela era in prigione, il paese era ancora in pieno regime dell’apartheid: i popoli delle varie tribù africane erano vittime del regime razzista. Questa era la sfida che si af- frontava con sofferenza ma anche con determi- nazione annunciando il Vangelo di Cristo. Era un periodo di intense lotte per l’uguaglianza, la li- bertà, la giustizia e la pace tra tutti i popoli. Quotidianamente eravamo testimoni di episodi di insurrezione da parte degli oppressi e di re- pressione da parte degli oppressori. L’apartheid non solo divideva le varie etnie, ma era una ferita profonda che ci tagliava dentro l’anima. Come Cristo è il Cristo di tutti, così il missionario è missionario di tutti: lo sforzo quoti- diano era quello di combattere le divisioni, spe- gnere il fuoco dell’odio per accendere quello dell’amore fraterno. Per contrastare la lotta ar- mata dei vari gruppi, portavamo avanti la lotta spirituale della preghiera. E il Signore ha ascoltato il grido del suo popolo ed è venuto in suo aiuto. Ho avuto la gioia di vo- tare «sì» nel primo referendum che chiedeva il cambiamento del regime. Ero ancora in Sudafrica quando Nelson Mandela è stato liberato nel 1991. Nel 1994 ho potuto partecipare alle prime votazioni democratiche e universali, quelle nelle quali Nelson Mandela è stato eletto presidente della Repubblica. Ab- biamo vissuto momenti di grande trepidazione, commozione e gioia. Un grande senso di gratitu- dine a Dio Padre di tutti e commossa gratitudine ai fratelli e sorelle che avevano sacrificato la loro vita nella lotta per la libertà, la giustizia, la pace e l’uguaglianza. Mandela è stato un grande dono di Dio, non solo per il Sudafrica, ma per tutta l’umanità. AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT RITORNO IN ITALIA Dopo dieci anni di Sudafrica sono stato richia- mato in Italia, nella parrocchia Maria Regina delle Missioni a Torino. Dopo 21 anni ci ho messo un po’ per «rientrare» in un paese cam- biato. A Torino ho trovato una calorosa accoglienza. Gli otto anni trascorsi in parrocchia sono stati belli, di intenso lavoro pastorale tra i giovani e gli adulti. Anche lì, come in Sudafrica, la fatica principale è stata quella di creare comunione nella comunità. Nel 2005, per obbedienza, ho lasciato Maria Re- gina delle Missioni e, prima di andare in una nuova missione, ho frequentato dei corsi di ag- giornamento presso l’Università urbaniana a Roma. Poi sono stato destinato al Centro di ani- mazione di Martina Franca (Ta) dove ho lavorato molto con i giovani e per i giovani. Questa bella esperienza è terminata dopo due anni, quando mi è stato chiesto di tornare a Roma per fare il segretario generale dell’Istituto. Dopo aver svolto per quattro anni questo impor- tante servizio, ho continuato la mia missione a Galatina, in provincia di Lecce, dove mi trovo an- cora attualmente. Viviamo la pastorale parrocchiale come anima- zione missionaria e vocazionale. Lavoriamo per evangelizzare e costruire una comunità cristiana nella quale il Signore possa chiamare giovani che sappiano accogliere l’invito a seguire Cristo e mettersi al Suo servizio per portare il Vangelo a tutti i popoli. L’umanità ha bisogno di Gesù Cristo. Gesù Cristo ha bisogno di noi, uomini e donne che abbiano il coraggio, la generosità di lasciare da parte il resto e dedicarsi a seguire Cristo per conoscerlo e farlo conoscere a tutti. Osvaldo Coppola

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