Missioni Consolata - Maggio 2019

MAGGIO2019 MC 57 MC A mostrarmi delle cicatrici sulla schiena: «Un giorno mi hanno por- tato qui perché hanno trovato a casa mia una parabola per la tele- visione e dell’alcol. Mi hanno preso a bastonate sulla schiena e lasciato per terra. Non sono riuscito a muo- vermi per settimane. Ridevano mentre lo facevano e mi sputa- vano addosso». Bassemmi mostra altri angoli della chiesa e racconta ancora dei giorni dei bombardamenti. Lo fa con un sorriso abbozzato, con il sollievo di essere sopravvissuto, ma senza molta speranza di vedere una rico- struzione. Dopo aver riconquistato la maggior parte delle città irachene, è cominciata la ricerca dei dispersi, migliaia sono le persone di cui non si ha più traccia. Tra novembre 2018 e gennaio 2019 sono state trovate oltre 200 fosse comuni contenenti migliaia di cada- veri giustiziati dall’Isis. Al momento sono state scoperte nelle province di Ninive (la maggior parte attorno alla città di Mosul), Kirkuk, Salahuddin e Anba. Secondo le prime stime dell’Onu, le vittime trovate sarebbero 12mila. Si è cominciato un lento e paziente ri- conoscimento dei cadaveri che po- trebbe portare in futuro a dei pro- cessi per crimini contro l’umanità. Tutti gli intervistati mi hanno parlato delle vittime ancora da ritrovare. Nella stessa Mosul, ad esempio, tan- tissimi corpi si trovano ancora sotto le macerie della città, impossibili da estrarre se non ci sarà una ricostru- zione. Dopo l’Isis: giustizia sommaria, sospetti, paura Il segno dell’Isis non è stato lasciato solo addosso alle sue vittime. Pro- prio in questi giorni Human Rights Qui accanto : piccoli yazidi del campo rifugiati di Shari. Sotto a sinistra : una via devastata della città irachena. Qui sotto : Bassem, cristiano di Mosul. Yazidi Il tempio vuoto S u una montagna, a 60 km da Mosul, sorge il sacro tempio degli Ya- zidi, dove una volta l’anno i fedeli si recano in pellegri- naggio. È un freddissimo giorno di febbraio, piove da molti giorni, ci togliamo le scarpe per camminare nella parte sacra del tempio, sentendo la pietra bagnata e gelata del pavimento delle ampie corti. Uno dei sacerdoti mi mostra il pozzo sacro: «Qui - mi rac- conta -, è dove tutte le ra- gazze, dopo essere scappate o liberate dalla cattività del- l’Isis, vengono per purifi- carsi, per essere di nuovo pulite». Come mai è così vuoto il tempio?, chiedo. «Da quando è arrivato l’Isis il numero di chi viene al tempio è sempre minore, persino nelle nostre festività principali ho visto centinaia di persone in meno. Tutto questo è il frutto dei massacri e anche della fuga di tanti nostri fe- deli all’estero». Si è stimato che su quasi 600mila yazidi, 100mila siano fuggiti all’ estero du- rante i primi attacchi dello Stato islamico. Oggi 6.500 sono le persone, per lo più donne, che portano il peso e i segni della cattività, durata in alcuni casi 3 anni. Soprav- vissute ai rapimenti, agli stu- pri sono passate da questo tempio per lavarsi via la vio- lenza, per ricominciare una nuova vita. A. Cal. ArchivioMC : sulla vicenda degli Yazidi la rivista ha pubblicato un dossier uscito a marzo 2017 e firmato da Simone Zoppellaro. È reperibile sul sito. #

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