Missioni Consolata - Maggio 2019

dal contesto che si tratti di abolizione dell’egoismo: chi ha bisogno, otterrà ciò che gli serve, perché gli viene messo a disposizione da coloro che non si limitano a chiamarsi fratelli, ma davvero si dimo- strano tali. Luca sarà poi co- stretto a confessare che que- sto quadro ideale, nella comu- nità reale non era sempre vis- suto in pienezza, ma resta l’i- deale verso cui tendere. Peraltro, questo ideale porta a compimento ciò che nell’Antico Testamento era stata una promessa di Dio: in Dt 15,4, all’interno delle norme sull’anno sabbatico (un anno in cui non si sarebbe dovuto coltivare la terra), Mosè dà voce a Dio nel promettere che non ci sarà da avere paura di non mangiare, in quell’anno, perché la terra avrebbe prodotto da sé quanto necessario all’uomo per vivere. «Del resto non vi sarà nessun bisognoso in mezzo a voi». A questa promessa fa eco l’affermazione di Luca: «Nessuno infatti tra loro era bisognoso» (At 4,34). Nel terzo dei sommari (At 5,12-16) si insiste sul cammino della chiesa verso l’esterno. Tutti guardano con simpatia questo nuovo movi- mento, anche se magari se ne tengono a di- stanza (v. 13). Ma ad essere interessante è so- prattutto il modo con cui i cristiani si muovono dentro la società da cui provengono. Non pro- vano a distinguersi con la forza, non polemiz- zano con nemici (è purtroppo il modo più facile per farsi conoscere, e infatti è quello più utiliz- zato dai movimenti nascenti), ma si comportano in modo coerente con questa generosità che ab- batte l’egoismo: non contestano, non provano a convincere, non cercano di difendersi, ma guari- scono i malati (vv. 15-16). C oloro che si affidano a Gesù vivono, in- somma, per gli altri (che siano cristiani o no), abbattono le barriere di autodifesa che l’umanità sempre cerca di costruirsi e vivono nella confidenza e nella leggerezza. L’in- contro con Gesù porta alla fiducia di fondo verso Dio e verso gli altri, e questo fa vivere meglio. Perché l’obiettivo ultimo di Dio non è di essere venerato, ma che gli uomini, che Lui ama, vivano bene. Angelo Fracchia (4. continua) 32 MC MAGGIO 2019 Una Chiesa in uscita «fare gli ebrei» avremo occasione di parlare più approfonditamente più avanti). Al centro di tutto ( livello 5 ), ai vv. 44-45, c’è la condivisione totale, che peraltro riprende quella «comunione» spontanea e gioiosa che stava nel secondo cerchio. Sembra che Luca ci suggerisca che la chiesa ideale impara dagli apostoli e va al mondo, ma più importante ancora è l’esperienza di una dimen- sione di comunione fraterna spontanea che ci aiuta a vivere l’ancora più fondamentale comu- nione con Gesù (nella frazione del pane) e quindi il dialogo con Dio (la preghiera), fino ad arrivare al punto più importante di tutti, la condivisione com- pleta con gli altri, magari vissuta con meno sponta- neità rispetto all’unione fraterna, ma intesa come decisione di fondo, anche quando fosse faticosa ed esigente. L’autore degli Atti sostiene che non siamo chiamati innanzi tutto a vivere una vita di li- turgia e preghiera (che restano ottime, ma come strumenti per arrivare ad altro), bensì che la chiesa perfetta è quella che mette al centro gli altri, la co- munità. Se possiamo confermare questa intuizione con uno sguardo fuori dall’opera lucana, il vangelo secondo Giovanni afferma che i cristiani saranno riconoscibili non perché celebrano messa o perché pregano bene, ma per come si amano (Gv 13,35). Gli altri due sommari Non è un caso che su questo tema, in una forma più limitata e concreta, si torni anche nel se- condo dei grandi sommari. In Atti 4,32-35 si pre- senta quello che alcuni hanno etichettato come «comunismo cristiano». L’indicazione è semplice: «Nessuno diceva sua proprietà quello che gli ap- parteneva, ma ogni cosa era fra loro comune». Più che di abolizione della proprietà privata, sembra © AfMC / Gigi Anataloni - «Pentecoste», drappo processionale, Nairobi, Kenya

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=