Missioni Consolata - Maggio 2019

quella bianca. Per questo chie- diamo a Joênia di comportarsi come un leader indigeno e non come un leader politico. Lei è nata nel movimento indigeno. È stata la prima donna indigena a difenderci nel Supremo tribunale federale nel giudizio sulla Raposa Serra do Sol. Ha appena vinto lo stesso pre- mio che ricevette Martin Luther King» (Enock si riferisce allo Uni- ted Nations prize in the field of hu- man rights assegnatole il 25 otto- bre 2018, ndr ). Enock, con un presidente come Bolsonaro e un Congresso così anti indigeno Joênia non avrà vita facile. «Joênia è figlia del movimento in- digeno di Roraima. E proprio per questo la gente crede nel suo la- voro. Lei non sarà mai sola. Perché noi siamo Joênia». Paolo Moiola BRASILE 26 MC MAGGIO2019 Governo Bolsonaro, popoli indigeni e Cimi «Il maggior latifondista del paese è l’indigeno» In tutte le sedi le posizioni circa i diritti indigeni appaiono inconciliabili. A ll’apertura della 40 a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (Gine- vra, 25 febbraio 2019) Damares Alves, mini- stra brasiliana della donna, della famiglia e dei di- ritti umani, ha affermato che i popoli indigeni avranno «uno sguardo speciale» («um olhar espe- cial») dal governo Bolsonaro. Volendo apparire credibile la ministra ha precisato di essere «ma- dre socioaffettiva di una giovane indigena dell’et- nia kamayurá». Le affermazioni della ministra sono state molto criticate dalla delegazione del Consiglio indigeni- sta missionario (Cimi) durante il suo incontro con Michelle Bachelet, alta commissaria dell’Onu per i diritti umani. «Sottolineiamo che le popolazioni indigene non vogliono una relazione socioaffettiva con lo stato brasiliano. I popoli indigeni non vo- gliono essere portati a casa alla fine della gior- nata. Vogliono una relazione (con lo stato) che ri- guardi i loro diritti», ha detto il responsabile degli affari internazionali del Cimi, Flávio Vicente Ma- chado. I l clima che si respira con il governo di Jair Bol- sonaro è ben esemplificato da quanto detto da un funzionario della ministra dell’agricoltura Tereza Cristina, proprietaria terriera ed ex presi- dente del gruppo parlamentare degli agricoltori e allevatori ( Frente parlamentar agropecuária ). Il suo segretario speciale per le questioni fondiarie, Luiz Antonio Nabhan Garcia, latifondista e presidente dell’Unione democratica ruralista (l’associazione dei grandi proprietari terrieri del Brasile), ha af- fermato che «il più grande latifondista del paese è l’indigeno» (« o maior latifundiário do país é o índio », 22 febbraio 2019). Potrebbe essere una semplice opinione se non fosse che il ministero dell’agricoltura ha ricevuto dal presidente Bolsonaro (con Medida provisória n. 870 del 1 gennaio 2019) l’incarico per «l’identifica- zione, la delimitazione, la demarcazione e le regi- strazioni di terre tradizionalmente occupate da popolazioni indigene». Pertanto, quella di Nabhan Garcia è da considerarsi non tanto un’afferma- zione personale quanto piuttosto una vera e pro- pria minaccia ai diritti costituzionali dei popoli in- digeni del Brasile. PaoloMoiola Sopra : la copertina dell’ultimo rapporto del Cimi sulla violenza contro i popoli indigeni in Brasile. A sinistra : la ministra Damares Alves durante la sua relazione davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, a Ginevra (25 febbraio 2019). #

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