Missioni Consolata - Maggio 2019

• Gaza | Bombe | Mappa attacchi | Coabitazione • MAGGIO2019 MC 19 movement for the future of we- stern Negev » (Il movimento per il futuro del Negev occidentale) che si occupa essenzialmente dell’a- rea del Negev occidentale, ovvero quella direttamente confinante con Gaza. È la zona dove lo stato ha imposto la costruzione di una « safe room » (camera di sicu- rezza), in ogni casa. Dal 2011 in- fatti, per legge, è obbligatorio per tutti coloro i quali vivono entro 4 km dalla Striscia di Gaza, avere una stanza bunker. Adele ha creato su google maps (programma che permette la vi- sualizzazione geografica, ndr ) una «mappa dei fuochi», ovvero degli attacchi di vario tipo, che colpi- scono Israele: la aggiorna quoti- dianamente avvalendosi della col- laborazione di tutti gli aderenti al gruppo che, come lei, vivono sul confine. La mappa su google è at- tiva dall’aprile 2018 e a oggi parte- cipano alla segnalazione anche persone che ufficialmente non do- vrebbero esporsi, come pompieri o esercito. L’azione di Adele non è passata inosservata alle Nazioni Unite, che lo scorso novembre l’ha chia- mata a Ginevra a raccontare ciò che fa, dato l’enorme riscontro che il suo lavoro stava ottenendo su strumenti social quali face- book, sul quale gestisce la pagina « Living on the border with Gaza » (vivere alla frontiera con Gaza). Una vita sotto tensione Il suo obiettivo non è però pro- muovere se stessa o ciò che fa: Adele infatti, vuole solo raccon- tare lo stato di perenne tensione in cui si vive giorno per giorno a pochi chilometri da Gaza. La sua stessa camera da letto, infatti, è stata colpita da un mortaio pochi anni fa, e lei è viva per miracolo. Nel kibbutz dove vive, tutti i cen- tri diurni per i bambini, le scuole, sono state fortificate così da ren- derle dei veri e propri bunker in caso di escalation degli attacchi. I bunker comunque nulla possono in caso di arrivo improvviso di palloncini incendiari, i quali, se per un adulto non sono mortali, possono provocare gravissime le- sioni ai bambini. Si tratta di sem- plici palloncini, come quelli utiliz- zati alle feste. Ad essi viene colle- gata una fialetta di liquido esplo- sivo che, quando il palloncino tocca terra o viene preso in mano, prende fuoco. «Ho creato la mappa perché vo- levo che le persone capissero cosa significa vivere in questa situa- zione: da entrambe le parti sof- friamo, abbiamo paura e la gente non immagina neppure lontana- mente cosa significhi essere in uno stato di perenne tensione». Un missile in camera Adele ci racconta di quanto ac- cadde circa dieci anni fa, in no- vembre, un mese prima che suo marito si suicidasse. Non esistevano ancora le safe room e un colpo di mortaio colpì la loro camera da letto. Adele e il marito si salvarono solo perché in quel momento erano in cucina. Nel ristrutturare la stanza, Adele scelse di lasciare visibile un segno sullo stipite della porta, là dove il mortaio aveva terminato la sua corsa: «Voglio ricordarmi quanto sono stata fortunata, voglio ricor- darmi ogni giorno quanto è bello essere vivi». Oggi quella camera da letto è di- ventata un bunker: la finestra è stata cementata, le mura sono spesse il doppio di quelle delle al- tre stanze. Stanze prive di serratura però, in quanto in caso di bombarda- mento è necessario poter inter- venire velocemente per estrarre le persone. Adele ci dice che non è una safe room a far sentire al sicuro chi vive al confine: uno dei timori più forti è quello delle infiltrazioni di estranei. Mi racconta che prima del muro era normale frequen- tarsi, cenare insieme, condividere una quotidianità senza barriere. Oggi invece, con l’odio e il livore che c’è stato e viene alimentato giorno per giorno, i «vicini» sono persone da temere per entrambe le parti. Così l’idea che qualcuno possa superare il muro, il filo spi- MC A A sinistra : Adele, nella sua camera bunker, a casa, in un kibbutz nei pressi di Gaza. Qui : la barriera sopra il mare che separa Israele da Gaza nel Nord della Striscia. Finita nel gennaio di quest’anno. #

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