Missioni Consolata - Maggio 2019
goziato con questi gruppi armati. Il solo momento in cui si attiva un dialogo è quando ci sono ostaggi occidentali. In quei casi si cono- scono i nomi, gli indirizzi, si hanno contatti, ecc. Ma si considera che non ci siano discussioni politiche da fare. Secondo: l’opzione di distruggere questi gruppi è irrealizzabile. Ma nessuno dei nostri governi osa dire che non abbiamo i mezzi per combattere i terroristi sul piano militare. Gli occidentali sono pronti a farlo, a dispiegarsi sul ter- reno, ma non a dare agli stati saheliani i mezzi per fare la guerra e neppure i mezzi per cercare altre soluzioni possibili, come il dialogo. La strategia degli occidentali è mantenere lo status quo , che per- mette loro di essere presenti. Non hanno vinto, non hanno nego- ziato, ma sono qui. Questo è quello che interessa. Non so cosa vogliano fare nel futuro». In realtà si dice che siano i jihadisti a non voler negoziare. «Loro di- cono: noi abbiamo un progetto, opposto al vostro. Il rapporto di forza deciderà. Non hanno detto che vogliono negoziare. Vuol dire che sarebbero totalmente ostili a qualsiasi trattativa? Io penso di no». La gente qui in Niger dice: visto che quello che chiedono è inaccet- tabile (ovvero la costituzione di re- pubbliche islamiche), cosa fare? «Si dice che è impossibile dialo- gare, e dunque facciamo la guerra. Però vediamo che altrove nego- ziano: in questi giorni gli Stati Uniti stanno negoziando con i Talebani (si riferisce ai negoziati in corso a Doha, in Qatar, per mettere fine al conflitto afghano, ndr ). È normale: erano amici fino dall’inizio. Si co- noscono hanno molti contatti, amicizie tra loro. Ed è la stessa cosa con i jihadisti nel Sahel: non sono certo caduti dal cielo, qual- cuno li conosce e probabilmente è possibile discutere. Ma si preferi- sce fare la guerra. Ma la vince- remo questa guerra?». Il business del secolo Un altro tema fondamentale per il Sahel degli ultimi 5-8 anni è quello dei flussi migratori verso il Nord Africa e quindi l’Europa attraverso il Mediterraneo. Un tema che sta facendo muovere molti capi di stato e ministri degli esteri euro- pei verso il Niger e non solo. L’Ita- lia, ad esempio, ha aperto un’am- basciata in Niger (inaugurata nel gennaio 2018) e un’altra in Burkina Faso (entro il 2019), due paesi che erano sempre stati total- mente trascurati dalla nostra geo- politica. «Per lo stato nigerino è una for- tuna insperata, un’opportunità importante. L’interesse degli occi- dentali sulla migrazione è una ri- sorsa diplomatica importante per il governo. Per essere più ricono- sciuto sul piano internazionale. Ed è pure una risorsa economica. Può negoziare dei fondi. Ma il primo punto è quello che im- porta di più, perché questo go- verno è andato al potere con le elezioni del 2011 e poi è stato ri- confermato con quelle dubbie del 2016, quindi è in cerca di legitti- mità internazionale. Oggi è ricono- sciuto come campione della lotta alla migrazione clandestina, mini campione della lotta al terrorismo. Inoltre fa i discorsi che piacciono agli occidentali, come quello sul controllo demografico». L’Europa non è la destinazione principale dei migranti (Cfr. Mc aprile 2019). I flussi migratori al- l’interno del continente africano sono molto più importanti. E an- che i nigerini migrano per lavoro verso il Nord (Libia) e soprattutto la vicina Nigeria. Qui, invece, si fa la scommessa di vincere tutti questi gruppi unica- mente per la via militare. Non si vuole riformare il sistema né poli- tico né economico nel paese. Se- condo me voler vincere senza cambiare nulla è una scommessa folle». Quale può essere la soluzione? «Se possiamo avere cambiamenti politici importanti che vanno in- contro alle aspirazioni profonde della gente, allora forse si po- trebbe fermare l’avanzata di que- ste correnti, perché ci sarebbe un cambiamento che va verso quello che la gente chiede». La doppia trappola Ma questa non sembra essere la tendenza attuale. «Oggi i paesi del Sahel sono doppiamente in trap- pola : primo, i paesi occidentali dettano la condotta da seguire, non solo sul piano politico e pra- tico, anche dal punto di vista della riflessione. Ad esempio nessun go- verno saheliano può cercare il ne- MC A MAGGIO 2019 MC 15
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