Missioni Consolata - Maggio 2019

MAGGIO 2019 MC 13 MC A Maman Sani Amadou, altermondialista ed esperto in sfruttamento delle risorse minerarie. # in subappalto un certo numero di prestazioni perché le conviene economicamente non pagare diretta- mente i lavoratori. Ad Arlit c’è del radon, rilevato da una Ong francese che ha fatto queste misure e ha trovato un tasso di radiazione anormalmente elevato. L’acqua è contami- nata, la popolazione è malata, ma il Niger non si è creato nessuna competenza sull’energia nucleare. Siamo rimasti in una divisione del lavoro di tipo colo- niale. Produciamo ma non trasformiamo, e consu- miamo quello che non produciamo. Lo sfruttamento dell’industria dell’uranio si è rive- lato qualcosa di nocivo per il Niger, quando invece per la Francia che alimenta in elettricità nucleare la maggior parte del suo territorio è fondamentale. (La Francia produce oltre il 70% del suo fabbisogno di energia elettrica con il nucleare, e detiene il pri- mato al mondo con questa percentuale, ndr )». Cosa ci dice del petrolio, scoperto dai francesi e ora sfruttato dai cinesi? «Sono i cinesi che lo sfruttano sotto la forma di un “contratto di condivisione di produzione”, ma sfortu- natamente anche in questo caso il Niger non è stato in grado di trarne il vantaggio che gli spettava. Il governo non ha saputo leggere tutto l’interesse geopolitico che il continente iniziava ad avere nel settore in quel mo- mento e mettere in competizione i diversi attori. È la Cina che fa l’esplorazione, valuta le riserve e fa lo sfrut- tamento. Anche in questo caso il Niger non ha svilup- pato alcuna competenza in materia e il peggio è che non siamo neppure stati capaci di onorare i nostri im- pegni. Ad esempio la Soras (società di raffinazione co- struita dai cinesi a Nord di Zinder, vedi foto a pag. 17, ndr ) è detenuta per il 40% dal Niger e il 60% dalla Cina, ma è stata costituta praticamente con fondi ci- nesi. La Cina ha pagato anche la parte nigerina. Non c’è alcuno sforzo per fare della nostra industria il punto di partenza di un decollo economico. Il petrolio raffinato in Niger dà qualche beneficio allo stato, ma la popolazione che ha chiesto un abbassa- mento dei prezzi del carburante e del gas da cucina non ha avuto benefici. Quando comprate benzina che arriva di contrab- bando dalla Nigeria, spesso è benzina della Soras venduta in quel paese a un costo inferiore, che ri- torna da noi e costa molto meno di quella alla pompa. Possiamo vendere all’estero a un prezzo basso, ma non all’interno. Inoltre il petrolio ha creato degli appetiti e il Niger si è indebitato, perché si è lanciato in lavori di infra- strutture la cui scelta è dubbia e oggi ci troviamo ri- chiamati da Fondo monetario e Banca mondiale che ci dicono che siamo molto indebitati. I cantieri che vediamo a Niamey non hanno carattere strutturante perché quello che si sta costruendo non risolve i problemi della popolazione. Ad esempio nel campo dell’educazione abbiamo molte classi nella scuola secondaria con più di 100 studenti, seduti in terra, e ci sono ancora aule con il tetto di paglia. Qual è lo sviluppo in questo caso? Fare un’infrastruttura per dire che è molto bella, oppure risolvere dei pro- blemi come l’accesso all’educazione e alla salute?». Le risorse minerarie del Niger, sfruttate ormai da 50 anni, non hanno quindi prodotto sviluppo? «L’industria estrattiva non è servita come leva per far partire un processo di sviluppo, ma è piuttosto il contrario, il paese continua a sprofondare nella po- vertà. Uno studio recente fatto per Afro barometre in- dica che c’è un peggioramento della situazione eco- nomica, un’esplosione della corruzione, e un continuo aumento delle disuguaglianze. Osserviamo inoltre una sorta di disaffezione della popolazione verso la politica, preparando così il terreno per altri tipi di problemi, come quello del jihadismo». Marco Bello

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