Missioni Consolata - Aprile 2019
COSTA D’AVORIO 62 MC APRILE2019 all’interno della nuova chiesa sono stati accompagnati dall’ar- chitetto Daniela Giuliani, della nostra stessa diocesi di Senigallia, e si ispirano liberamente all’arte spirituale dell’atelier del padre gesuita Rupnik. L’angolo mariano è come una vela disegnata sulla parete. O meglio, vuol significare una tenda, riman- dando simbolicamente al mistero dell’incarnazione per il quale Ma- ria è colei che ha permesso a Dio di piantare la sua tenda nell’ac- campamento dell’umanità in cammino. La scritta Magnificat e tre colonnine di diversa altezza - il tutto fatto a mosaico con pezzi di mattonelle rotte e di vari colori - fanno parte di quest’angolino semplice e raccolto. Anche se principianti, devo riconoscere che abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra che potrà essere sor- gente di preghiera e contempla- zione per questo popolo e ciò mi rende felice. Soprattutto vorrei condividere con voi il piacere e la gioia di aver coinvolto nelle attività tanti bam- bini che, prima guardavano da lontano curiosi e incerti, poi si av- vicinavano e, infine, a forza di sorrisi e di gesti (non dimenticate che loro parlano senufo e io ita- liano), finivano per iniziare anche loro a pitturare e incollare, con le loro manine e pieni di entusia- smo, le varie tessere e matto- nelle. Oserei dire che abbiamo dato vita a veri e propri laboratori per artisti alle prime armi, stu- pende occasioni di avvicinamento tra mondi lontani. Come tutte le cose belle, però, anche questi la- vori sono terminati. Riccardo è dovuto rientrare a Seni- gallia portandosi sicuramente via, nel cuore, le tante emozioni vis- sute. Quanto a me posso conti- nuare a godere un po’dell’acco- glienza serena e affettuosa di que- sta terra che è entrata nel mio cuore e vi resterà per sempre. 1 ottobre Oggi sono passati 3 mesi dal mio arrivo. Non mi sembra vero che siano passati già tanti giorni. Sicu- ramente un tempo di grazia ricco di persone nuove, di sorrisi e ab- bracci di bimbi, di vita in frater- nità con i padri, di preghiera e di conoscenza e approfondimento del mio io. Un tempo ricco anche di qualche giornata di buio e di sofferenza. Riconosco ora che, forse, proprio questi giorni sono quelli in cui sono cresciuta di più. Mi rendo conto che insieme a tutto questo nuovo che vivo e vedo, ho fatto un viaggio in me stessa. Mi sono posta tante do- mande: «Riuscirò, Signore, a ca- pire qual è la mia strada? Cosa posso fare? Dove e come?». Fino alla domanda vera che fa male: «Sopravvivo o riesco a vivere senza mio marito?». Ho riempito le mie giornate di cose da fare fino a sfinirmi pro- prio per rinchiudere questi inter- rogativi, questo dolore immenso che mi toglie il respiro. Non lo pensavo possibile, ma è proprio qui, in questa missione sperduta, nella brousse (savana, ndr ) che pensi dimenticata da Dio e dagli uomini, che ti rendi conto di quanto superfluo ti circonda, di
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