Missioni Consolata - Marzo 2019

62 MC MARZO2019 ogni tipo di coltivazione intensiva in cui ci sia uso di grandi quantità di fertilizzanti e di irrigazioni con acqua di falda ricca di sali mine- rali). In Italia la soia viene utilizzata negli allevamenti (dopo la proibi- zione dell’uso delle farine animali, a seguito della crisi della «mucca pazza») e quella d’importazione dai paesi sudamericani (quindi prevalentemente Ogm) ammonta al 95% del totale. Il consumo di energia fossile Per quanto riguarda il consumo espresso in Kcal di energia fossile necessaria per la produzione di 1 Kcal di alimento, il rapporto più sfavorevole riguarda la carne di agnello con 57:1, seguito da quella di manzo con 40:1, 39:1 per le uova, 14:1 per il latte e la carne di suino, mentre per il grano il rap- porto è di 2:2. È evidente che è necessario ri- durre i consumi di carne, sia per salvaguardare la nostra salute, che per un minore impatto ambien- cida probabilmente cancerogeno secondo l’«Agenzia internazio- nale per la ricerca sul cancro»(Iarc). In particolare, a esso sarebbe associato il linfoma non-Hodgkin . I danni provocati da questo erbicida sono ingenti non solo per l’ambiente, ma an- che per i contadini e per le loro famiglie, che si ammalano sem- pre di più, dal momento che lo spargimento sui campi avviene per mezzo di aerei. Un’altra con- seguenza della monocoltura di soia è l’accaparramento del ter- reno da parte dei latifondisti, con l’esproprio (spesso tramite l’uso delle armi) delle popolazioni ru- rali, che sono costrette ad ab- bandonare la terra abitata da ge- nerazioni e ad andare ad aumen- tare il numero di presenze nelle periferie delle grandi città. Infine questa monocoltura comporta il massiccio uso di acqua fossile per irrigazione e provoca lisciviazione e progressiva desertificazione del terreno (fenomeno comune a tale, ma anche per salvaguardare la salute e i diritti di popolazioni, che vengono espropriate dei loro terreni e a cui viene impedito di coltivare piante per la loro sussi- stenza, nel rispetto della biodiver- sità, che invece va persa. Per non parlare del fatto che è as- solutamente sbagliato considerare gli animali come macchine per produrre cibo, prive di sensibilità e di consapevolezza di sé, inflig- gendo loro le peggiori sofferenze, quando ormai sono moltissimi gli studi di etologia che hanno dimo- strato esattamente il contrario. Sono innumerevoli gli esempi di grande intelligenza e di sensibilità nel mondo animale, di cui comun- que l’essere umano fa parte. In- vece di avere pretese di superio- rità sugli altri animali e trattarli come merci piuttosto che come esseri viventi, dovremmo pren- dere esempio dai grandi carnivori, che predano esclusivamente quando hanno fame, non spre- cano nulla e solitamente si nu- trono di animali per lo più già de- periti. Rosanna Novara Topino (fine prima parte - continua) Madre Terra A PPROFONDIMENTO IL CONSUMO DI CARNE N egli ultimi vent’anni i consumi di carne hanno subito un incremento a livello globale e sono de- stinati a crescere in futuro. Probabilmente di molto, in considerazione del loro aumento nei paesi emergenti. Basti ricordare che nel 2011, anno in cui la disponibilità mondiale di carne è stata di circa 300 milioni di tonnel- late, poco meno della metà è stata utilizzata nel solo continente asiatico. Esistono però sostanziali differenze nei consumi tra le varie regioni del mondo. Sebbene i paesi asiatici siano i maggiori consumatori in volume di carne, tuttavia risultano tra quelli con il valore pro ca- pite inferiore (pur se decisamente in crescita a partire dagli anni Ottanta). I paesi del Nord America presen- tano il consumo più alto rispetto a quello degli altri continenti. Qui il consumo pro capite è 4 volte quello medio africano. In Italia il consumo ap- parente, secondo i dati della Fao, è di 230 g di carne al giorno, mentre quello reale è di 110 g, per un totale annuo a testa di circa 40 Kg. La differenza tra consumo apparente e reale è dovuta agli scarti rispetto alla carne commestibile. R.N.T. © dr Hobo

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