Missioni Consolata - Marzo 2019

54 MC MARZO2019 FILIPPINE «I nostri prezzi sono competitivi. Per le persone uccise per fatti di droga - di solito le più povere - chiediamo 35mila pesos (quasi 600 euro). I nostri concorrenti ar- rivano a chiedere anche più del doppio». Guerra alla droga I governi che negli ultimi anni si sono succeduti nelle Filippine hanno dichiarato guerra allo sha- boo , una metanfetamina molto potente. Il suo costo è accessibile: un grammo può valere tra gli 80 e i 100 euro, di solito è acquistato con una colletta. Le diffuse pro- blematiche sociali hanno favorito l’ingresso e la diffusione dello shaboo nel paese. Ma è stato con l’arrivo del presidente Rodrigo Duterte, nel 2016, che si è regi- strato un netto aumento delle operazioni di polizia contro spac- ciatori e tossicodipendenti. Un personaggio, Duterte, che ha fatto della guerra alla droga la sua personalissima crociata. «Hitler ha massacrato tre milioni di ebrei (giusto puntualizzare che l’Olo- causto fece sei milioni di vittime, nda ) [...] ci sono tre milioni di dro- gati. Sarei felice di macellarli. […] Se la Germania ha avuto Hitler, le Filippine avranno me». Queste le sue parole al momento dell’inse- diamento. Sia in patria che all’estero Duterte è accusato di essere il mandante di esecuzioni extragiudiziali. Se- condo diverse organizzazioni per i diritti umani, dall’inizio del suo mandato i morti ammazzati per questioni relative allo shaboo sono più di 20mila. Per la polizia questi sarebbero meno di un quarto - tutti passati a miglior vita perché avrebbero messo a rischio l’incolumità degli agenti -, mentre il numero degli arresti ammonte- rebbe a 100mila. I fatti parlano chiaro: oggi nelle Fi- lippine chi viene sorpreso a spac- ciare o a consumare shaboo muore. Chi ammazzato da sicari in motocicletta - qui meglio cono- sciuti come vigilantes -, che non si prendono nemmeno la briga di coprirsi il volto; chi in retate della polizia che viene sospettata di in- trodurre sulla scena del crimine armi posizionate ad hoc, per so- stenere che l’agente di turno ha dovuto fare fuoco per legittima difesa; chi giustiziato con un colpo in testa e fatto ritrovare in una pozza di sangue su un marcia- piede. Così l’avvento di Duterte ha fatto la fortuna delle pompe funebri, tra cui la Eusebio. «Ho molti con- tatti con la polizia. Quando tro- vano un morto chiamano me. An- che cinque o sei cadaveri in una notte. Ci tengo però a dire che non pa- ghiamo nessuno per questi fa- vori». Chi muore per fatti di droga non viene neanche più portato all’obitorio. La scientifica fa i suoi rilievi e il medico legale si limita a constatare il decesso. Lo spaccia- tore o il tossicodipendente di turno va liquidato subito, facendo spendere il meno possibile allo stato, così le forze dell’ordine si ri- volgono direttamente alle pompe funebri. «Nel caso in cui nessuno viene a reclamare il corpo - spiega Orly - lo avvolgiamo in un lenzuolo bianco e lo portiamo al cimitero. Lì viene seppellito insieme ad altri corpi non reclamati o identifi- cati». Pagina precedente : la famiglia Peregrino mostra le foto dei cari uccisi per questioni di droga. Qui sotto : la madre di Herman, appena è venuta a conoscenza della morte del figlio. A destra : il corpo di Herman recuperato dalla polizia scientifica. Sotto a destra : la conta mattutina nel Cen- tro di riabilitazione per tossicodipendenti di Bitucan. #

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