Missioni Consolata - Marzo 2019

MARZO 2019 MC 41 D Il Signore del cielo I l carattere 天 Tian significa «cielo», ma è polisemico e quindi suscettibile di possibili interpretazioni. Nella controver- sia sui riti che si accese nel sette- cento, venne frainteso come «paradiso terrestre»: una terra del cielo potenzialmente sedut- tiva e spiritualizzata, in cui i riti sono interpretati secondo un principio di realtàche gioca al ri- basso nella traduzione poiché non considera la possibilitàdi una conciliazione fra le tradizioni e le identitàculturali. L’ideo- gramma 主 zhǔ si traduce con «signore, padrone, capo». La combinazione polise- mantica dei due ideogrammi può dare luogo ad una traduzione deviante: il «signore del cielo» era diven- tato il «capo del cielo» secondo la Congregazione dei riti e l’espressione era scomoda sia per l’orecchio di alcuni ordini religiosi e per Clemente XI sia per lo stesso imperatore Kangxi. Si liquidò, per una scelta semplicistica ed anche per interessi economici, la tra- duzione facendo coincidere il signore del cielo con il capo-sovrano del cielo, l’Imperatore. C’era infatti il re Luigi XIV di Francia che in quegl’anni, a seguito del declino del Portogallo, aveva intuito la possibilità di allargare il proprio dominio commerciale in Estremo Oriente. Il re comprese bene che inviare missionari della Società delle missioni estere di Parigi avrebbe facilitato questo percorso. Il vicario apostolico che fece guerra ai gesuiti e alla tolleranza nei confronti del culto degli antenati, adottata dai successori di Matteo Ricci, fu il francese Charles Maigrot. Nella sua interpretazione imprecisa di 天主 Tianzhǔ , l’impera- tore celeste, il titolo non poteva essere applicato a Dio e, allo stesso tempo, all’imperatore, «capo» di un «cielo-paradiso» un po’ troppo edonistico e terrestre per poter essere annoverato fra le categorie dello Spirito delle religione cristiana monoteista. Poco importò ai custodi della purità del linguaggio re- ligioso il significato epocale che quei due ideogrammi avrebbero potuto aprire alla comunicazione fra Occi- dente ed Oriente. Poco importòloro il percorso sto- rico delle comunitàcristiane, ebraiche, confuciane, taoiste, buddhiste che fino ad allora avevano convis- suto insieme secondo pratiche, liturgie e socialità. Chi condannòi riti, rifiutando a priori lo scontro-incontro culturale con la traduzione, fece un‘operazione molto simile a quella illusoria di liquidare una tradi- zione culturale un po’ troppo lontana per essere presa sul serio. E non tenne conto di aver derubato due civiltà. Vi.P. A sinistra: una rappresentazione di Pangu, il creatore del tutto se- condo la mitologia cinese. In alto: scorcio del tempio buddhista di Daxiangguo, a Kaifeng, nella provincia dello Henan. D © Giselle Leung Il CIELO SOPRA PECHINO Sul retro del cartoncino, si trovano invece le « im- portant notices », gli avvisi importanti. Come stra- niero (= 外国人 = Wàiguó rén ) nella traduzione in inglese si diventa un «alien». A Pechino gli «aliens» devono registrarsi entro 24 ore (al massimo 72 ore, se si è in zone rurali). Se gli aliens non alloggiano in hotels, bed and breakfast o altro devono al più pre- sto registrarsi alla stazione di polizia. Non possono viaggiare o muoversi (si intende anche a piedi) sprovvisti di passaporto e permesso. Zhengzhou è la città più importante dello Henan. È qui che, all’ingresso della chiesa, si può leggere: «È vietato garantire l’educazione religiosa cattolica ai minori di 18 anni». Il giorno di Pasqua del 2018 la polizia ha fatto irruzione durante la celebrazione e ha ordinato ai bambini di uscire dalla chiesa. Il ve- scovo di Zhengzhou era allora riconosciuto ufficial- mente solo dalla Santa Sede ma non dal governo. E tantomeno dal Pcc. Da Zhengzhou, poi, si prende il treno per Kaifeng: sessanta chilometri di ferrovia ad alta velocità. Kai- feng, situata nello Henan, la provincia attraversata dal Fiume Giallo, è una cittadina postmoderna di oltre quattro milioni di abitanti. Fu capitale du- rante la dinastia Song. All’epoca, Kaifeng era una splendida città fortificata con una forte presenza ebraica. A Kaifeng, nel 1605, iniziò la storia di incontro e dia- logo fra il cinese ebreo Ai Tian, funzionario manda- rino dell’impero e il cattolico italiano Matteo Ricci, teologo, cartografo che difese i riti degli antenati seguendo l’insegnamento di Confucio. Per recuperare una riflessione sul dialogo Cina-Oc- cidente, iniziamo dalla loro storia.

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