Missioni Consolata - Marzo 2019
MC A • Martirio | Beatificazione | Guerra civile algerina • A sinistra : momento della beatificazione dei 19 martiri d’Algeria, l’8 dicembre scorso, con il cardinale Angelo Becciu, al santuario Notre-Dame di Oran, Algeria. A destra : padre Thomas Georgeon, postulatore della causa di beatificazione. # Padre Georgeon, come spiega questo interesse? «Uno dei motivi dell’interesse è il film “Uomini di Dio” (del regista Xavier Beauvois, sui monaci di Tibhrine, ndr ), che è stato un suc- cesso. Devo ammettere che sia il nostro ordine, sia le famiglie dei monaci, non abbiamo voluto aiu- tare quest’opera, perché ci siamo detti: “Cosa uscirà da un film?”. La loro vita non era un romanzo. Il re- gista non è una persona di fede. Alla fine, però, al contrario, come ha detto il regista, anche gli attori sono stati toccati dalla grazia per realizzare questa pellicola, che ha permesso una diffusione impor- tante del messaggio e della vita dei martiri. Qui in Italia si conoscono soprattutto i monaci di Tibhirine. Abbiamo scritto il libro per ricor- dare che la beatificazione rigurada 19 persone, tra cui ci sono suore sconosciute che hanno fatto un la- voro splendido di convivenza e amicizia con il popolo algerino». I giovani tendono ad allonta- narsi dalla chiesa e dalla fede in generale, mentre si è appena svolto il sinodo per loro. Se- condo lei quale può essere il messaggio dei martiri? «I messaggi sono due. Il primo è il dono dell’alterità. In un mondo in cui l’individualismo sfrenato ci pe- netra da tutte le parti, i martiri hanno vissuto l’opposto, rima- nendo sempre aperti sulla diffe- renza dell’altro. Cerchiamo di arric- chirci della differenza. Spesso la differenza ci fa paura. L’altro la pensa diversamente da me, questo a volte ci fa costruire delle barriere tra di noi. Mentre i martiri ci spin- gono a uscire dai nostri circoli. È facile rimanere in amicizia con chi mi assomiglia. Più difficile fare amicizia con chi vive una diversità di vita, di fede. Loro ci sono riusciti, hanno vissuto un legame di amicizia profonda con credenti di un’altra religione. Un secondo insegnamento è il dono della la propria vita. Non tutti siamo chiamati a essere missionari, religiosi o cose del genere, però tutti siamo chiamati alla santità. E dobbiamo porci la domanda: vogliamo diventare santi? E non si tratta di una santità da eroi o grandi personaggi, con fenomeni mistici, o da gente che ha scritto cose importanti. È una santità ordinaria, come dice l’esor- tazione apostolica di papa France- sco sulla santità ( Gaudete et Exsul- tate ). Questi martiri ci mostrano la santità della porta accanto alla no- stra, molto vicina, nella mitezza, in una vita semplice, umile. E penso che per i giovani il messaggio possa essere: “Come vivere la propria vita come un dono”. Per vivere il mio dono, qualunque sia, devo an- dare fino in fondo. Nel mondo di oggi i valori cristiani non sono molto di moda e ci vuole una bella perseveranza, una fedeltà molto forte in un contesto in cui tutto va in un’altra direzione. Il messaggio è quindi di rimanere forti nella fede e non essere igno- ranti dell’altro quando egli è di- verso. C’è una grande ignoranza tra cristiani e musulmani: non co- nosciamo bene la loro fede e loro non ci conoscono. In un’epoca in cui siamo tutti in comunicazione con i social, non basta. Prendo l’esempio di Facebook: scelgo i miei amici e posso but- tare via chi non mi piace più. Ma nella vita non è così. Se vivessi così, mi mancherebbe qualcosa. Rimango in un piccolo giro, con persone che mi assomigliano, ma è un cammino di crescita? Piutto- scritto con il giornalista Chri- stophe Henning, e pubblicato per la Emi, «La nostra morte non ci appartiene. La storia dei 19 mar- tiri d’Algeria». La causa di beatifi- cazione, iniziata nel 2007, ha avuto un’accelerazione quando papa Francesco, il 26 gennaio 2018, ha indicato che sarebbero stati beatificati entro l’anno. E così l’8 dicembre scorso nel San- tuario Notre-Dame de Santa Cruz di Oran sono stati proclamati beati. Incontriamo padre Thomas Georgeon, monaco trappista, du- rante la sua tournée in Italia, per parlare dei martiri. Una storia che interessa «Sto trovando molto interesse su questa vicenda nel vostro paese. La gente viene ad ascoltare. E poi ci sono tante domande in giro che si fanno sull’islam. È importante poter provare a spiegare qual era, e qual è, lo spirito della chiesa al- gerina. Nel libro parliamo di 19 martiri, però tanti altri membri della chiesa algerina hanno attra- versato questo periodo dramma- tico che è stato il decennio nero in Algeria. Non sono stati uccisi, ma hanno vissuto la stessa esperienza interiore, con la scelta di rimanere quando molti spingevano affinché lasciassero il paese, compresa la Santa Sede. A un certo punto è in- fatti stato chiaro che la chiesa era nel mirino dei fanatici». © Gigi Anataloni
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