Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

Cosa accadde all’Olympiastadion di Berlino in quel lontano 4 agosto 1936? Cominciamo col dire che uno spettatore che pren- deva posto nelle strutture sportive, pianificate e co- struite in quegli anni in Germania dall’architetto del regime Albert Speer, rimaneva stupefatto per la loro imponenza ed eleganza. Era un modo per infondere negli spettatori una forma di ammira- zione e rispetto per il potere nazista. L’Olympiastadion era veramente così imponente? Con chiari richiami ai modelli architettonici dell’An- tica Grecia, l’Olympiastadion, poteva contenere ol- tre centodiecimila spettatori. Maestoso e immenso, costituiva un’autentica «macchina di propaganda» messa in azione dal regime nazista per ottenere un Quel che accadde in un caldo e afoso pomerig- gio del 4 agosto 1936 all’Olympiastadion di Berlino fu una cosa inimmaginabile per quei tempi in Germania, uno schiaffo dato in pieno volto al regime nazista all’apice del suo potere: la conquista di una medaglia d’oro da parte di un uomo di colore alle Olimpiadi che si tene- vano nella capitale dell’ideologia della supre- mazia della razza ariana su tutte le altre, non solo in ambito sportivo, ma bensì in ogni aspetto del vivere sociale e civile. L’aspetto più luminoso legato a quella data è la sincera amicizia fra l’atleta tedesco Luz Long e il suo più forte avversario, lo statunitense afroamericano Jesse Owens, nata sui campi di gara e consolidatasi nel tempo, a dimostrare che la rivalità sportiva non si traduce sempre in feroce antagonismo, e che il valore di un’a- micizia si misura dalla sua capacità di soprav- vivere al passare degli anni. Tutto ciò trova valida conferma in una lettera di Long - ultima di una fitta corrispondenza - spedita dal fronte della Seconda Guerra Mondiale al rivale spor- tivo nonché amico fraterno: «Dopo la guerra, va’ in Germania, ritrova mio figlio e parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci separava e digli che le cose possono es- sere diverse fra gli uomini su questa terra. Tuo fratello, Luz». Così scriveva Long, dive- nuto ufficiale della Luftwaffe tedesca, a Owens che aveva appreso da poco la notizia della na- scita del suo primogenito. Proprio con il campione sportivo tedesco Luz Long vogliamo scambiare quattro chiacchiere sulla loro straordinaria amicizia. Caro Luz, nonostante i tuoi meriti sportivi, an- che tu sei stato reclutato per l’esercito tedesco e mandato in prima linea a combattere… Devo dire che il mio status di atleta internazionale mi aveva risparmiato di prendere parte al conflitto iniziato nel 1939, ma il capovolgimento delle sorti della guerra richiamava al servizio del Reich tutti gli uomini validi, quindi anche gli atleti sportivi di ogni disciplina. 40. Luz Long e Jesse Owens campioni nello sport e nella vita 4 chiacchiere con « i Perdenti» di Mario Bandera GENNAIO-FEBBRAIO2019 MC 69

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