Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

62 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019 festazioni organizzate addirittura all’esterno del tribunale, hanno spinto molti testimoni al silenzio o a una verità parziale e a un basso profilo giudici e legali. La situazione di rancori e di so- spetto e il rischio sempre pre- sente di nuove violenze rendono l’impegno per la giustizia assai difficile. D’altra parte, quando su dodici giudizi per omicidio, solo uno si è chiuso con una con- danna, pace e riconciliazione re- stano obiettivi lontani. Vecchie e nuove logiche di sottomissione Come sottolinea John Dayal, atti- vista cattolico tra i più accesi nel contrastare l’offensiva dei radicali indù, «l’impegno settario degli estremisti in Orissa è vecchio di quarant’anni, e il distretto di Kandhamal è stato da loro scelto per il suo isolamento e per il si- gnificato che ha per la popola- zione cristiana. Obiettivo immediato di quelle violenze era di estendere l’espe- rienza di sottomissione del Kandhamal ad altri distretti, quello finale di rimuovere ogni traccia del cristianesimo tra le co- munità indigene per poterle così del tutto asservire alle vecchie lo- giche castali e alle nuove logiche del potere economico e politico». Nonostante l’attenzione della co- munità internazionale e della Chiesa non siano mai mancate, Difficile valutare i risultati delle campagne di conversione che hanno interessato e ancora inte- ressano milioni di indiani. Per molti di essi si tratta di una «ri- conversione»: storicamente il cristianesimo e, in misura mi- nore, l’islam e il buddhismo, sono rifugio di indù che sfug- gono ai limiti e agli abusi del si- stema castale, centrale nell’in- duismo. L’induizzazione procede ero- dendo la consistenza delle fedi che nei secoli sono nate per scis- sione dall’induismo, usando in- centivi e pressioni per promuo- vere l’identità indù, mentre le leggi anticonversione e la tolle- ranza verso i gruppi radicali e xe- nofobi che si appoggiano all’in- duismo per ottenere benefici e potere, rendono difficoltose la pratica e l’esistenza stessa sul territorio indiano delle religioni considerate «straniere» come l’i- slam e il cristianesimo. I discorsi d’odio dei leader A confermare il ruolo della poli- tica filoinduista in una situazione di crescente tensione, ci sono i dati diffusi qualche mese fa da New Delhi Television (Ndtv), dai quali emerge che i responsabili di «discorsi d’odio» registrati dall’i- nizio della legislatura che si avvia al termine il prossimo anno, sono stati per il 77 per cento esponenti del Bjp. nulla mostra, a distanza di dieci anni, che la situazione si sia modi- ficata, se non di facciata. Ancor più dopo la vittoria dei na- zionalisti induisti nel maggio 2014 sotto la guida di Narendra Modi, leader del Bharatitya Janata Party (Bjp). I nuovi attori istituzio- nali hanno portato maggiore im- punità per gli estremisti e legitti- mazione ufficiale a iniziative come la riconversione all’indui- smo, la proibizione della com- mercializzazione e del consumo di carne bovina, il rafforzamento dei tradizionali consigli di villaggio e altro, rafforzando il grande pro- getto di un’India per soli indù. Induità e discriminazioni La dottrina dell’ hinduttva (in- duità) è al centro degli interessi e delle azioni della maggioranza po- litica che guida, da oltre quattro anni, il governo centrale e sem- pre più stati e territori dell’im- menso paese asiatico, vasto dieci volte l’Italia e con una popola- zione di 1,35 miliardi di individui all’80 per cento di fede indù. Dopo decenni di governo presso- ché ininterrotto del Partito del Congresso, ispirato dagli ideali in- dipendentisti e gandhiani, ora, il partito confessionale filoinduista Bjp propone una cittadinanza piena ai soli indù, lasciando alle altre comunità religiose la scelta tra conversione, discriminazione ed esilio. © Deshakalyan Chowdhury / Afp

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