Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

conseguenza, non so co- me facciano a occupare il posto che occupano. [...] Non so se inorridire di più di fronte alle immagi- ni di quel Tg2 Dossier o per le sentenze pro Che- vron Texaco. [..] Distinti saluti Letizia Valnigri 25/10/2018 Il nostro Paolo Moiola ha scritto più volte sull’argo- mento. Emblematico l’ar- ticolo pubblicato in MC 7/2016 «La maledizione del petrolio». SANTITÀ Caro padre Gigi, oggi ho iniziato la giorna- ta, festa di tutti i Santi, leggendo l’editoriale «Cuori aperti» del tutto appropriato alla circo- stanza. Mentre lo legge- vo tanti pensieri hanno affollato la mia mente e tanta tristezza ha invaso il mio cuore, prendendo in considerazione l’at- tuale contesto culturale in cui viviamo, soprattut- to pensando allo sfregio che subisce il messaggio evangelico sia da chi se ne serve strumental- mente senza una vera a- desione personale e sia da chi, a dispetto del ruolo e dell’incarico, e- sercita, all’interno della comunità ecclesiale, un’azione demolitrice e denigratrice. La festa o- dierna, in ogni caso, mi/ci ricorda che la san- tità è da un lato un dono gratuito ma dall’altro ri- chiede il rinnovo della personale adesione ad essere «beati» secondo la logica di Gesù e non «spettatori o giudici». [...] Buona festa dei Santi! Milva Capoia Collegno, 01/11/2018 LA CADUTA DEL CIELO Oggi mi sento come in un giorno di festa: ho appe- na ricevuto in regalo la versione italiana de «La 6 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019 Cari mission@ri caduta del cielo». L’ho ri- cevuta dalle mani di Davi Kopenawa Yanomami, l’autore, che me l’ha de- dicata con queste parole: «Per Hokosi (nome indi- geno di Carlo Zacquini, ndr ), una freccia per toc- care il cuore della so- cietà non indigena». Il libro, scritto con (l’an- tropologo) Bruce Albert, è un’opera che, tra le tante cose, stimola ri- flessioni, apre porte per la comprensione delle scienze sociali, della filo- sofia, delle religioni, dei mondi mitici e della na- tura. Più di mezzo secolo fa ebbi la fortuna di ini- ziare la mia «avventura» con il popolo Yanomami. A lungo, il cruccio più grande, il tormento, l’af- flizione lancinante fu di non essere all’altezza della sfida per comuni- care, diffondere, rendere virali le scoperte che sta- vo facendo, la necessità che sentivo di divulgarle, di far conoscere ad altri il mondo magico, la filoso- fia, la religione, non per mero sensazionalismo, ma semplicemente per suscitare un po’ di ri- spetto, se non di ammi- razione per quel popolo. Per un popolo, tra i tanti in Amazzonia, che sem- brava destinato a scom- parire, lasciando poche tracce delle sue ricchez- ze, ben più importanti di quel po’ di oro che si e- strae (illegalmente) dalle loro terre, a un costo che il Brasile e la stessa u- manità mai riusciranno a pagare. DALLA VALLE SUSA Gentile Direttore, le scriviamo dalla Valle Susa. Siamo un gruppo di donne e uomini impe- gnati a vario titolo in di- verse parrocchie della diocesi e da alcuni anni seguiamo l’evolversi del progetto Torino-Lione riunendoci nel Gruppo Cattolici per la Vita della Valle. Vorremmo condi- videre con lei e i lettori della rivista alcune ri- flessioni e considerazio- ni che abbiamo svilup- pato su questo tema, al- la luce della dottrina sociale della Chiesa e della Parola di Dio che interpella i credenti sul- le situazioni concrete della vita. Riteniamo che l’espres- sione usata nel Vangelo di Matteo 16,3, «Leggere i segni dei tempi», e cir- colata con convinzione negli anni postconciliari, sia un compito sempre attuale e particolarmen- te incalzante nella no- stra epoca. Epoca che il chimico premio Nobel Paul J. Crutzen ha defi- nito «Antropocene» per indicare l’impatto senza precedenti dell’azione umana sull’ambiente terrestre. La definizione è largamente condivisa dagli scienziati più avve- duti e anche il Magistero della Chiesa ci offre molti spunti al riguardo, ne citiamo un paio: «L’antropocentrismo moderno, paradossal- mente, ha finito per col- locare la ragione tecnica al di sopra della realtà, perché questo essere u- mano non sente più la natura né come norma valida, né come vivente rifugio... La mancanza di preoccupazione per mi- surare i danni alla natu- ra e l’impatto ambienta- le delle decisioni è solo il riflesso evidente di un disinteresse a ricono- scere il messaggio che la natura porta inscritto Nel 1971, l’incontro for- tuito con Claudia Andujar (una fotogiornalista) mi diede un’opportunità u- nica di collaborare alla ricerca «immaginifica» dell’anima di questo po- polo. L’occasione fu per me un invito a nozze. Co- sì, mentre da un lato cer- cavo di scoprire il mondo fantastico nascosto die- tro quei corpi «nudi», dall’altro mi sentivo feli- ce di poter offrire a quel- la donna quel poco che stavo imparando. I tempi lunghi e solitari nella fo- resta mi aiutavano a tra- smettere nozioni e sen- sazioni. E, successiva- mente, insieme alla stessa Claudia e alla sua eccelsa arte fotografica, di scoprirne altre. Le tragedie che seguiro- no non mi permisero di approfondire oltre le mie conoscenze della cultura Yanomami e mi forzaro- no a percorrere altri sen- tieri per cercare di argi- nare il massacro. Le im- magini di Claudia ebbero, tra i tanti meriti, quello di trovare percorsi nuovi che furono deter- minanti nella lotta contro lo sterminio degli Yano- mami. Eppure, nono- stante le fotografie, no- nostante il poderoso li- bro di Davi, il massacro e la lotta continuano anco- ra oggi. E le autorità, che avrebbero l’obbligo di ar- ginarlo, stanno affondan- do in un mare di corru- zione e vergogna. Fratel Carlo Zacquini Boa Vista (Roraima), 13/11/2018 © Paolo Moiola

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