Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019
PENISOLA ARABICA 54 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019 dell’annuncio della visita di papa Francesco negli Emirati (3-5 feb- braio 2019). Convivere con la sharia Monsignor Hinder, in quali paesi della penisola arabica lei sta operando? «Oggi sono vicario apostolico de- gli Emirati Arabi Uniti (nella cui ca- pitale, Abu Dhabi, risiedo), del sul- tanato di Oman e della repubblica dello Yemen. Dal 2005 al 2011 ero vicario anche di Arabia Saudita, Bahrein e Qatar. Poi la Santa Sede ha fatto una riorganizzazione ter- ritoriale di tutta la penisola per avere una suddivisione più ragio- nevole». Come si vive in paesi dove la sharia è la principale fonte del diritto? «Tutto dipende da come essa è applicata nella pratica. È chiaro che ci sono vari modi di interpre- tarla e applicarla. La sharia non è soltanto tagliare le mani o la testa. Anche se capita ancora. Per esem- pio, in Arabia Saudita». Non si tratta quindi di una esa- gerazione giornalistica? «Non lo è, ma questo non significa che sia l’atteggiamento generale. La sharia è tutto quello che noi consideriamo diritto civile, quello che regola le cose della famiglia, della proprietà, eccetera. Anche io sono andato alla “Corte della sha- ria” per delle firme. Non è una cosa di cui avere paura: è il modo per regolare i rapporti in una so- cietà musulmana. Chiaro che, per noi cristiani, ci sono dei limiti nella libertà religiosa che, in questi paesi, non è riconosciuta come una libertà propria della persona. E poi la libertà del culto, di svol- gere cioè le liturgie, è limitata. Come in Arabia Saudita dove non esistono chiese, che invece esi- stono in tutti gli altri stati». Intende dire che, a tutt’oggi, in Arabia Saudita non esistono strutture adibite a chiese? «No, anche dopo la visita del car- dinale maronita (nel novembre 2017 il cardinale Bechara Rai, pa- triarca dei maroniti, ha incontrato re Salman a Riad, ndr ). Forse un domani, ma personalmente nutro ancora dubbi. Ci sono - va preci- sato - delle comunità, formal- mente rette dal vescovo incari- cato. Informalmente esistevano anche quando ero ancora vescovo io. Ci sono messe celebrate in case private in modo discreto. Questo è tollerato in quanto non disturba altri». Oman, Emirati Arabi, Yemen sono paesi in cui esistono le chiese intese come costruzioni? «Esistono ma per esempio senza campanili, senza croci esterne visi- bili dalla strada. Poi all’interno sono come le chiese di qui, anche se non della stessa qualità estetica e culturale. La chiesa di St. Mary di Dubai ha posto per 2mila fedeli ed è ancora troppo piccola. Quella in Qatar, che avevo costruito io quando ero vescovo, può ospitare 2.700 persone sedute. Nello Ye- men, a causa della guerra, le chiese sono in gran parte o par- zialmente distrutte. In questo mo- mento inoltre non ci sono sacer- doti, e comunque non sono posti sicuri per i fedeli. Quindi, la vita comunitaria dei pochi cristiani che stanno nello Yemen è sospesa. C’è una comunità di suore di Madre Teresa che continua a lavorare, a dare testimonianza a Sanaa in un modo veramente ammirevole». Monsignore lei ha accennato allo Yemen, un paese dove è in atto una guerra molto cruenta, anche se ignorata dai media in- ternazionali. Dal suo punto di vista, come può descrivere la si- tuazione del paese? «Anch’io non so tutto perché è molto difficile avere delle informa- zioni affidabili di quella zona. Ov- viamente la gente al telefono non parla e anche quelli che vivono nel paese non conoscono bene la realtà. Da una parte c’è la guerra e dall’altra una pace relativa o al- meno senza guerra. Dobbiamo considerare che lo Yemen è sem- pre stato un paese in conflitto in questi ultimi decenni. Ricordo che se ne parlava già quando io ero ra- gazzo. Il conflitto attuale si è com- plicato dopo l’intervento del 2015 da parte dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati. Un intervento che ha esteso la guerra e che ha fatto ca- dere sulle spalle della popolazione yemenita questa contrapposizione con l’Iran, anche se quest’ultimo non è coinvolto nello stesso modo, cioè in maniera diretta. Cosa fare? Io credo che il pro- blema basilare, a parte i conflitti interni, manca la capacità di arri- vare a un compromesso: nella cul- tura del mondo arabo, o vinci o hai perso. Questa mentalità impe- (segue a pagina 56) Sopra: mons. Paul Hinder parla della sua esperienza in Un vescovo in Arabia , Emi 2018 . Pagina seguente : distretto di Khokha, provincia di Hodeidah, Mar Rosso, 22 novembre 2018: una mamma yemenita tiene in braccio il proprio bam- bino di 5 anni, afflitto da una grave forma di denutrizione. # © Paolo Moiola
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