Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

Una notte una forte pioggia fece tracimare il tor- rente, che sommerse e arrestò la pompa. E noi, missionari, ci trovammo in mutande a fare il ba- gno nel fiumiciattolo, mentre i bambini nascosti fra gli arbusti ridevano divertiti nel vedere quei bianchi in costume semiadamitico. Dopo 15 giorni di attesa, arrivò fratel Felice Cre- spi. Smontò la pompa, pulì il motore, e noi ritor- nammo a fare la doccia in casa. Fratel Felice è della provincia di Milano. Da ra- gazzo venne a Torino, conobbe i missionari della Consolata e si unì a loro come fratello coadiutore. A Torino imparò il piemontese e dimenticò il lom- bardo. Ascoltarlo di sera, alla luce tremolante della lam- pada a petrolio, era affascinante, a dispetto del- l’incessante ronda delle pestifere zanzare. «Dalle carovane con i portatori siamo alle caro- vane con carri tirati da diverse paia di buoi - rac- contava -. C’era di tutto su quei carri: vino da messa, chiodi, pentole, attrezzi di falegnameria, meccanica, sartoria ecc. La carovana procedeva I missionari della Consolata, al maschile, sono «sacerdoti» e «fratelli coadiutori». Nell’immaginario collettivo il coadiutore è spesso considerato una figura di serie B. Però il fondatore, beato Giuseppe Allamano, si in- dignava quando sentiva dire: «Oh, sei solo un co- adiutore!» 15 . I fratelli sono protagonisti della missione come i padri, e anche di più. Certo, non dicono Messa, non confessano. Ma sono fratelli! Attraverso la loro fraternità, servono Dio e il prossimo con ge- nerosità, umiltà e competenza. L’Allamano ebbe il coraggio di dire: «Anche se solo coadiutore missionario, in Paradiso sarà so- pra gli altri sacerdoti» 16 . Michele e Felice I primi fratelli missionari della Consolata giun- sero in Tanganyika nel dicembre del 1922. Si chia- mavano Michele Mauro e Felice Crespi. Ero a Madibira, il 22 Agosto 1973, allorché padre Rambaldo Olivo, parroco della missione, mi co- municò la morte di fratel Michele Mauro. Padre Rambaldo era baldo di nome e di fatto. Sbrigativo come un faccendiere, roccioso come le montagne del suo Friuli, insofferente come un ri- voluzionario... ma quel pomeriggio Rambaldo, al- lorché mi disse «fratel Michele è mancato», scop- piò in un pianto dirotto. Fratel Michele Mauro trascorse in missione 51 anni, segando e piallando assi, inchiodando, incol- lando e intarsiando scaffali, vetrine, armadi e comò di ogni foggia. Nonché migliaia e migliaia di sgabelli, sedie, tavole e tavolini. Fu il falegname di tutte le parrocchie della dio- cesi di Iringa. Falegname come Giuseppe, quello di Nazaret. A Madibira scorre un fiumiciattolo. La popola- zione vi si tuffa anche per lavarsi. Lo stesso fanno i missionari, ma pompando l’acqua in casa attra- verso un motore a diesel. 46 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019 D Più in alto dei preti DI F RANCESCO B ERNARDI I «fratelli coadiutori» sono stati fondamentali in questi primi 100 anni di vita dei missionari della Consolata in Tanzania. Grazie alla loro fraternità e al loro essere mis- sionari al servizio degli altri, hanno dato un contributo che ha reso possibile questa fantastica e solida avventura. Vediamo alcune storie. I FRATELLI MISSIONARI © Gianfranco Bonaudo D

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