Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019
Una Chiesa in uscita COSÌ STA SCRITTO di Angelo Fracchia, biblista 1. Atti degli Apostoli : il nostro libro La copertina Un libro non si dovrebbe giudicare dalla sua co- pertina, anche se già questa ci dice qualcosa sul suo contenuto: non solo il titolo o l’immagine sul frontespizio, ma anche quanto è spesso, quanto è scritto fitto, quante immagini ha al suo interno, sono elementi che già ci fanno capire se il libro po- trà interessarci o no. Gli Atti degli Apostoli sono la seconda parte di un’opera che comprende il Vangelo secondo Luca: questo vuol dire che l’autore pensava al Vangelo, che pure è autonomo, come un testo in qualche modo da completare con gli Atti, i quali a loro volta sono autonomi ma non possono essere capiti appieno senza il Vangelo. Anche se negli Atti non si cita esplicitamente il Vangelo di Luca, la vicenda di Gesù resta assolutamente il contesto nel quale comprenderli: pur avendo la vita della Chiesa delle logiche e dei tempi suoi, è Gesù a renderla sen- sata. Nel leggere in greco gli Atti, si resta colpiti dalla trasformazione della lingua che avviene nel corso dei capitoli: i primi sembrano essere redatti da qualcuno che, pur scrivendo in greco, continua a pensare con una testa ebraica (come succede a chi vuole scrivere un bell’inglese pur continuando a pensare in italiano). Qualcosa del genere succe- deva in effetti anche nel Vangelo, benché nei primi due capitoli di Atti questo avvenga in modo più marcato. Poi, poco per volta, nel corso della narra- zione, la lingua si purifica, si fa più elegante, più «greca». Dalla metà circa del libro in poi, siamo da- vanti a un discorso puro, sciolto, affascinante. È come se anche il modo di scrivere progressiva- mente si facesse più internazionale. Non a caso i primi capitoli si svolgono tutti a Gerusalemme, ma poi un po’ per volta la geografia si allarga, e nelle ultime righe la storia si sviluppa a Roma, la grande capitale, il centro del mondo. L’introduzione (At 1,1-2) Luca è uno storico che conosce bene il suo me- stiere. Gli storici del nostro tempo dimostrano di fare un buon lavoro quando usano bene le fonti, fanno vedere di aver consultato gli archivi e danno prova di aver letto le opere degli altri storici. Al tempo di Luca, un bravo storico mostrava di essere Tempo di novità Spesso si dice che viviamo in tempi di trasforma- zione, di cambiamento. Probabilmente non esiste nessun tempo che non sia di cambiamento, ma è vero che certi passaggi storici sembrano stravol- gere tutto ciò che trovano, e il nostro è uno di quelli. È comprensibile lo sconcerto dei credenti in Cristo che si chiedono come continuare a nutrirsi della fede quando tanto sembra contestarla e spin- gerla a rinnovarsi. La paura del cambiamento, ov- viamente, è quella di perdere qualcosa di fonda- mentale. Nello stesso tempo è certo che, restando come ci si era abituati a essere, si rischia di morire, ossia che il rapporto con Gesù diventi insignificante innanzitutto per noi, il che sarebbe una grave per- dita per la nostra vita. Come fare a mantenere equilibrio tra conserva- zione dell’essenziale e rinnovamento vitale? Può confortare che il primo libro nel quale si parla della Chiesa, gli Atti degli Apostoli, sia situato su uno sfondo simile al nostro. Anche nel I secolo d.C., infatti, c’era un «grande mondo» che affasci- nava perché ricco, luccicante, abbagliante: il potere politico romano, con i suoi commerci e la facilità dei viaggi, che grazie alla cultura greca metteva a disposizione una lingua con cui farsi capire ovun- que (come oggi l’inglese) e un modello culturale at- tento all’essere umano, alla sua intelligenza, alla sua autonomia, al suo farsi da solo con la forza del cervello e della propria forma fisica. Il divino sem- brava più formale e trascurabile. Accanto, c’era un «mondo antico» ebraico fatto di regole minuziose che però rimandavano a una saggezza interiore, di fedeltà al rapporto con un Dio unico, senza statue né quadri, un mondo che in fondo affascinava gli stessi romani. Gesù non era quasi mai uscito da questo mondo ebraico, ma i cristiani si troveranno presto sfidati a entrarvi: come farlo senza perdere la propria anima? In queste pagine, cercheremo di percorrere il li- bro degli Atti tenendo sempre sullo sfondo la no- stra situazione e la nostra vita, per provare a co- gliere che cosa quella vicenda di duemila anni fa in- segna a noi. Proveremo a lasciarci guidare dall’or- dine del libro biblico, senza essere noi a imporgli temi o questioni: sia lui a portarci dove ritiene op- portuno. 30 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019
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