Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019
28 MC GENNAIO-FEBBRAIO2019 EL SALVADOR I l 20 settembre 2018, giorni prima della canoniz- zazione di monsignor Romero, il teologo gesuita Jon Sobrino ha scritto un lungo articolo intito- lato «Con monsignor Romero Dio è passato per il Salvador», ispirato dalle parole di un altro famoso gesuita, Ignacio Ellacuría. Ora che il martire salvadoregno è stato ufficial- mente dichiarato santo possiamo dire, come So- brino, che la santità di Romero non si spiega per la vasta geografia che lo venera «ma per l’influenza che ha avuto su innumerevoli esseri umani perché si sforzassero a essere migliori. Soprattutto aiu- tando i poveri, combattendo in favore degli op- pressi». In effetti, questo è uno dei motivi per i quali è finito sulla croce come Gesù: il buon pastore a cui Monsi- gnore si è ispirato, specialmente durante gli ultimi tre anni della sua esistenza. Con l’aiuto di Miguel Cavada, padre Sobrino ha pubblicato otto anni fa il libro «Il cuore di monsi- gnor Romero» che contiene alcuni paragrafi con frasi dell’arcivescovo martire pronunciate nelle sue omelie la settimana precedente il suo assassinio (16- 24 marzo 1980). U no di questi si trova nell’omelia del 16. In esso appare chiaramente lo spirito di un buon pastore che sapeva amare, perdonare e comprendere i propri carnefici. «Mi procura più pietà che rabbia quando mi insultano e mi calun- niano - dice -. Mi dispiace per quei poveri ciechi che non vedono al di là della persona; voglio che sap- piano che non nutro alcun rancore, nessun risenti- mento o nessuna di quelle animosità anonime che provengono con tanta rabbia o che sono pronun- ciate con altri mezzi o che vivono nel cuore. E non è un peccato di superiorità, è una pietà di gratitudine a Dio e di supplica a Dio: Signore, apri loro gli occhi; Signore, possano essere convertiti; Signore, che, in- vece di vivere quell’amarezza dell’odio che sta nel loro cuore, possano vivere della gioia della riconci- liazione con te». Nella stessa omelia, Monsignore si ispira a una nota affermazione di Gesù: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). In al- tre parole, Romero trasmette la stessa idea: «Que- sto è il pensiero fondamentale della mia predica- zione: niente mi importa tanto quanto la vita umana. È qualcosa di più grave e profondo della vio- lazione di qualsiasi diritto umano, perché è la vita dei figli di Dio e perché il sangue non fa altro che ne- gare l’amore, risvegliare nuovi odi, l’impossibilità per la riconciliazione e la pace. Ciò che oggi è più necessario è un arresto della repressione». La sua lingua, come possiamo vedere, è chiara, di- retta, energica e, proprio per questo, profetica. Alla maniera di Gesù e dei profeti della prima alleanza. Ma non tutto è rimasto in parole; la sua opzione evangelica per i poveri lo portò lontano. La sua con- danna a morte venne decretata dal messaggio all’e- sercito e alla guardia nazionale: «Vorrei fare un ap- pello speciale agli uomini dell’esercito, e in partico- lare a quelli della guardia nazionale, della polizia, delle caserme, fratelli della nostra stessa gente che uccidono i loro fratelli contadini, prima di un ordine di uccisione dato da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: “Non uccidere”». «Nessun soldato è obbligato ad obbedire a un or- dine contro la legge di Dio. Una legge immorale, nessuno deve realizzarla. È tempo per voi di recu- perare la vostra coscienza e di obbedire alla vostra coscienza più che all’ordine del peccato. La Chiesa, difensore dei diritti di Dio, della legge di Dio, della dignità umana, della persona, non può tacere da- vanti a tanto abominio. Vogliamo che il governo consideri seriamente che le riforme non servono a nulla se vengono tinte con tanto sangue». «In nome di Dio e in nome di questo popolo soffe- rente i cui lamenti salgono al cielo ogni giorno più tumultuosi, vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione» (23 marzo, 1980). Quelle istituzioni caratterizzate dalla brutalità, da opressori e assassini in uniforme, sempre al servizio delle oligarchie e delle classi ricche, hanno cercato di zittire la sua voce. Il problema per loro, come af- ferma profeticamente la celebre poesia di dom Pe- dro Casaldáliga, è che «Nessuno potrà silenziare la sua ultima omelia». J.G.C. Le ultime omelie di monsignor Romero Nessuno potrà silenziarlo
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