Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019

14 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2019 un tema fondamentale all’or- dine del giorno in burkina faso è quello dell’insicurezza, a causa del moltiplicarsi degli attacchi di sedicenti jihadisti o integralisti islamisti, a posizioni della polizia e altri obiettivi. i partiti di oppo- sizione accusano il governo di non fare abbastanza. Ma questa critica fa parte anche del gioco politico. secondo lei come si muove il governo su questo fronte? «Io constato che questi attacchi sono cominciati al Nord, sono con- tinuati all’Est, vanno verso il Sud e arrivano verso l’Ovest. È un’insicu- rezza che ci sta circondando, alla quale si sommano, ogni tanto, azioni di grande effetto al centro, a Ouagadougou 4 . È un fenomeno che prende ampiezza e non è nep- pure ciclico, ma lo stiamo vivendo quasi quotidianamente. Se osserviamo i simboli attaccati, sono di diverse tipologie: • lo stato, ovvero le forze di sicu- rezza e di difesa, come strutture di polizia, gendarmeria, dogane, guardia forestale; • le scuole, gli insegnanti; • qualche simbolo religioso, alcuni imam sono stati sgozzati, catechi- sti, parroci, chiese devastate (es. chiesa di Dissin nel Sud Ovest); • simboli degli stranieri, come ho- tel e ristoranti frequentati da loro; • le miniere, l’industria, come inte- ressi occidentali. Se normalmente, a seconda degli obiettivi attaccati, si può cercare di capire quali interessi ci sono in gioco, nel nostro caso, vista la va- rietà di target, diventa difficile. Vo- glio dire, è quasi impossibile sa- pere se siano solo jihadisti che at- tuano una guerra di religione, o personaggi del vecchio regime che vogliono destabilizzare lo stato, o ancora banditi comuni che cercano di arricchirsi. Fino ad oggi nessuno può dire chi siano veramente. La verità è che gli obiettivi che ven- gono attaccati sono stati creati e gestiti dalla gente del vecchio re- gime. Durante 27 anni di Com- paoré sono stati nominati i funzio- nari, il Burkina è stato trasformato in paese minerario, è stata messa in piedi l’economia. Le persone di quel regime possono oggi essere contro a questi interessi?». forse allo scopo di destabiliz- zare il paese? «Non penso. La maggioranza degli ex del regime non è in esilio, sono qui con noi. È contro il loro inte- resse distruggere il paese. Non penso ci sia una regia all’e- sterno o all’interno che dice: at- tacchiamo tutto questo allo stesso tempo. È un fenomeno che non si può analizzare intra muros burkinabè. Lo stesso sta succe- dendo in Mali, Niger, Camerun, Ciad, Nigeria. Bisogna cercare le ragioni altrove perché i veri giochi sono esterni al Burkina. In pas- sato il nostro territorio è stato ri- sparmiato perché non c’erano le condizioni per entrare qui. Non penso che sia la partenza di Blaise Compaoré che ha portato questa situazione. È un movimento, una dinamica che è cominciata al- trove, fa il suo percorso e coin- cide con la partenza di Com- paoré, che forse è stata il detona- burkina faso A destra : una giovane mamma musulmana con la sua bimba, a Ouagadougou. Sotto a sinistra : una donna sgrana una pan- nocchia di mais, con il quale otterrà della farina. Sotto in centro : un’anziana donna spinge un bidone d’acqua da 200 litri in un quar- tiere popolare della capitale. Qui l’acqua potabile è disponibile solo in fontane pub- bliche. Sotto a destra : un bimbo gioca con un vec- chio pneumatico in un quartiere di Ouaga- dougou. # © Marco Bello © Marco Bello

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