Missioni Consolata - Gennaio / Febbraio 2019
12 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2019 tunisti dei partiti politici, danno voce alle rivendicazioni dei loro partiti, senza esercitare un vero controllo». non c’era solo la società civile organizzata all’origine dell’in- surrezione del 30 ottobre 2014. C’era il popolo stesso che por- tava avanti una serie di rivendi- cazioni. senza un movimento massiccio di popolazione, l’in- surrezione non si sarebbe fatta o comunque non avrebbe avuto successo. La popolazione, tra le altre ri- chieste, aveva una forte do- manda di stato di diritto, di de- mocrazia e di ridistribuzione di ricchezza. Quali di queste attese sono state soddisfatte? «Lo stato di diritto è una richiesta permanente. Di tutte le sensibi- lità della società civile e della poli- tica, nessuna rigetta lo stato di di- ritto. È una rivendicazione mas- siccia e permanente. È piuttosto il modo di gestire e di governare che pone problema agli uni op- pure agli altri. Al tempo di Blaise Compaoré lo stato di diritto non era garantito. S’imbrogliava durante le elezioni, usando gli artifici formali della democrazia, per poter dire “ab- biamo vinto le elezioni”. Com- paoré non si faceca scrupoli, era il suo sistema. Con la sua guardia pretoriana (il Reggimento di sicu- rezza presidenziale, Rsp), il suo gruppo di operatori economici, il suo partito politico, non si po- neva problemi. Gli bastava far credere all’esterno di aver rispet- tato le regole». E cosa fa il governo attuale? «Quelli che sono al potere oggi sono coscienti che devono funzio- nare con un minimo di regole in materia di stato di diritto. Sia for- malmente, sia nella realtà. È per questo che negli ultimi tre anni non ci sono più state persone li- quidate, assassini politici, e ci sono molti dossier che stanno procedendo (seppur lentamente, ndr ) in giustizia. Si è cercato di giudicare il passato regime, ed è in corso un processo anche sul colpo di stato (del 15 settembre 2015, ndr ). Quando vogliono arre- stare qualcuno lo fanno. C’è uno sforzo di fare le cose nelle norme. Questo è qualcosa che è cam- biato. Per contro osserviamo ancora vel- leità di imporsi, di prendere (da parte dell’opposizione) e tenere il potere». E quali sono, secondo lei, le al- tre novità del «nuovo corso»? «È stato messo in piedi un sistema di riforme politiche. Penso sia stato imposto dai diversi scioperi. Sono infatti nati molti sindacati in questo periodo. Lo stato sta cer- cando di andare più velocemente nelle riforme politiche in tutti i set- tori. Ci sono molte riforme pronte: dell’esercito, della funzione pub- blica, per esempio si vuole rive- dere lo statuto delle categorie di funzionari, i progetti e i pro- grammi statali, si rimettono in causa i vantaggi dei funzionari del ministero Economia e finanza. Un’altra riforma è nella Magistra- tura: non è più il presidente della Repubblica che nomina gli alti ma- gistrati, ma è la Magistratura stessa. Sono riforme a 360 gradi, ma non burkina faso © John Thys /AFP In alto : il presidente del Burkina Kaboré ( a destra ) incontra Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, durante la visita ufficiale a Bruxelles, il 6 novembre 2018. A destra : Gendarmi burkinabè a Ouahi- gouya, nel Nord del Burkina Faso. Due militari sono stati uccisi e tre feriti in un attentato con l’esplosivo il 5 novembre, vicino alla frontiera con il Mali. #
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=