Missioni Consolata - Dicembre 2018
lavoro agli antipodi tra un paese e l’altro; moneta unica, ma nemici finanziari; libera circolazione dei capitali, ma regimi fiscali concor- renziali. Non ci si può buttare in acqua con lo stesso salvagente e poi nuotare in direzioni opposte. O ci uniamo o ci lasciamo. O ci tu- teliamo a vicenda dal pericolo che l’alleato si trasformi in carceriere o ci salutiamo. Anche se, certo, non a cuor leggero e solo come ul- tima ratio. Costruire un’Europa solidale L’auspicio è di poter andare avanti, ossia di costruire un’Europa fede- rale e solidale al servizio delle per- sone e del bene comune. Un’Eu- ropa che non si fondi su trattati amministrati da tecnici nominati, ma su una Costituzione che si esprima in leggi emanate da un Parlamento eletto dal popolo. Un’Europa della sussidiarietà che, senza rinunciare alla solidarietà, sappia organizzarsi su più livelli per facilitare partecipazione, so- stenibilità, presa in carico dei beni comuni. Un’Europa a sovranità monetaria socialmente orientata che, pur disponendo di una mo- dell’ingresso, non condividono neppure il buongiorno. Per le re- gole di Maastricht, del resto, ogni paese è solo di fronte ai propri de- biti e, non potendo sperare nel- l’aiuto della Banca centrale euro- pea (Bce), l’unica cosa che deve fare è ingraziarsi i mercati assicu- rando di servire loro il primo pezzo di carne disponibile sulla tavola. A costo di sacrifici, recessione, disoc- cupazione. Uscire dal guado Il dibattito sui debiti pubblici è lungo e articolato, ma per non ri- trovarci di fronte ad altre crisi come quella che abbiamo attra- versato e che ancora ci morde, dobbiamo ripensare l’Europa e il governo della moneta. Abbiamo due strade di fronte a noi: andare avanti o tornare indie- tro. L’unica cosa certa è che non possiamo rimanere in mezzo al guado senza sapere se siamo in compagnia di amici o nemici e con il rischio essere mangiati dal primo rapace che passa. Fuori di metafora non possiamo restare in un’Europa a mezz’aria: mercato comune, ma condizioni di neta comune, lasci spazio allo spontaneismo monetario territo- riale per favorire l’autodetermina- zione dei cittadini e lo sviluppo delle economie locali. Un’Europa dell’ omologazione salariale e so- ciale affinché esista un’unica Eu- ropa sociale e del lavoro. Un’Eu- ropa a fiscalità condivisa che gesti- sca il debito pubblico europeo come un tutt’uno e redistribuisca le risorse in base ai bisogni dei sin- goli territori. Il primo passo in questa direzione dovrebbe essere l’elezione di un’ Assemblea costituente che scriva la nuova Costituzione euro- pea contenente principi, diritti, doveri, assetti organizzativi e isti- tuzionali. Ma, nell’attesa, sarebbe già un grande passo avanti se si cominciasse a riformare la Banca centrale europea per democratiz- zare l’euro e gestirlo in chiave so- ciale a partire dall’obiettivo di aiu- tare gli stati a liberarsi dai loro de- biti pubblici. Sarebbe il segnale che ci stanno a cuore più le per- sone dei mercati, condizione senza la quale nessun’altra Europa è possibile. Francesco Gesualdi DICEMBRE 2018 MC 79 © factsmaps com • Debito pubblico | Stato | Ricchezza | Cittadini • MC R
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