Missioni Consolata - Dicembre 2018
MC R DICEMBRE2018 MC 65 loro conventi uno stuolo di ufficiali come libe- ratori. Gli ufficiali della rivoluzione giunsero nel 1790 anche al Carmelo dell’Annunciazione di Com- piègne, un paese a circa novanta km da Parigi, dove vivevano sedici monache guidate dalla priora Madre Teresa di Sant’Agostino, nata Madeleine-Claudine Ledoine. Messe con la forza nella condizione di non poter comuni- care tra loro, furono convocate una a una per dichiarare liberamente di voler uscire dal mo- nastero. Un segretario verbalizzò le loro risposte, per cui la loro singolare avventura venne docu- mentata con scrupolo dagli stessi persecutori. Ed è proprio in questo frangente che inizia il nostro colloquio con la superiora del Carmelo di Compiègne. Madre Teresa, dopo il decreto di soppressione degli ordini contemplativi del 13 febbraio 1790 gli emissari della Rivoluzione arrivarono anche al Carmelo di Compiègne, dove la vostra comu- nità contava 16 monache… Già, ci isolarono rinchiudendoci nelle nostre celle davanti alle quali posero delle guardie e ci misero nella condizione di non poter comunicare tra noi, poi fummo convocate una a una davanti a un uffi- ciale per farci dichiarare che volevamo lasciare il monastero di nostra spontanea volontà. Nessuna di noi, ovviamente, accettò una proposta simile. È vero che le risposte che voi davate agli emis- sari della Rivoluzione lasciavano stupiti e alli- biti i vostri interlocutori? © da http //www usccb org Io stessa dichiarai di «voler morire e morire in quella santa casa». La più anziana delle mie consorelle disse: «Sono suora da 56 anni e vorrei averne ancora altrettanti per consacrarli tutti al Signore». Un’altra con più determinazione spiegò loro: «Mi sono fatta reli- giosa con mio pieno gradimento e conserverò il mio abito anche a costo del sangue». Così, con parole si- mili, ripeterono tutte, fino alla più giovane, suora professa da pochi mesi: «Nulla mi indurrà ad abban- donare il mio sposo Gesù». Allora vi lasciarono nel vostro monastero, ma la situazione era tesa e piena di incognite. Era- vate preparate al peggio? Certo. A Pasqua del 1792 ci siamo radunate e in- sieme abbiamo deciso di offrirci in «olocausto» al Signore per chiedere la pace per la Chiesa e per lo stato. L’offerta era rinovata ogni giorno durante la celebrazione della santa Messa. Nel settembre 1792, dopo tre giorni di massacri che fecero 1.600 vittime, tra cui 250 preti mas- sacrati solo a Parigi, il 12 arrivò per voi l’ordine di lasciare il monastero, che venne subito re- quisito. Andammo a vivere in piccoli gruppi, in quattro case nello stesso quartiere. Rriuscivamo a comunicare tra noi per mezzo del cortile interno e osservavamo il più possibile la nostra «Santa Regola» di preghiera e di lavoro, in intimità con il Signore Gesù, pronte a ogni evenienza. La gente del quartiere sapeva della nostra presenza e spesso si univa a noi pregando per ciò che si stava vivendo nella Chiesa e in Francia. Madre Teresa, la Rivoluzione francese, che era incominciata contando su un grande appoggio popolare - anche cattolico - per le istanze che portava avanti, in poco tempo dilapidò tutta la sua carica innovativa per mostrare un volto brutale e violento come pochi nella storia delle nazioni. Com’è potuto avvenire questo cambia- mento? Mano a mano che fra i dirigenti della rivoluzione guadagnavano posizioni di comando esponenti dell’ala più radicale e oltranzista, si affermava sem- pre più il concetto che se si vuole abbattere l’Ancièn Regime è necessario annichilire l’avversario, visto come un nemico da sconfiggere e abbattere ad ogni costo. Tra il luglio 1793 e l’estate 1794, i sanculotti giacobini (i rivoluzionari più estremisti) scate- narono il periodo così detto del «grande Ter- rore», che nelle loro intenzioni doveva portare alla scristianizzazione totale della Francia. La ghigliottina funzionava a pieno regime, le vit- time più numerose furono, sacerdoti, religiosi, suore e semplici credenti, accusati di «fanati- smo».
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