Missioni Consolata - Dicembre 2018
A RCHIVIO MC Alcuni degli articoli dedicati al Messico: • Paolo Moiola, Un salto nel buio. Incontro con Alejandro Sola- linde , ottobre 2017; • Paolo Moiola (a cura di), Il paese dell’ingiustizia , dossier, maggio-giugno 2010. DICEMBRE2018 MC 55 salto è grande. Direi piuttosto che alla base del voto leghista e, solo in parte, pentastellato, c’è una buona dose di povertà culturale, quella che, con grande scandalo di alcuni, chiameremmo più volentieri “igno- ranza”. Quando poi è la “paura” a scegliere, beh, allora sì, la demo- crazia ha fallito miseramente. E non si tratta di sminuire i problemi degli italiani - problemi indubbia- mente enormi - quanto di dimen- sionarli su scala mondiale: molti “poveri” italiani sono convinti che la loro povertà sia come quella dei “poveri” africani che si imbarcano sui gommoni. Si sbagliano. C’è po- vertà e povertà. E, comunque, la povertà non santifica il povero a priori . Se per combatterla, il po- vero italiano finisce per aggredire il povero extracomunitario con il peso e il potere delle proprie leggi, del proprio sistema, della propria ricchezza insomma, ecco che la po- vertà dell’italiano diventa un mo- tore di violenza come tanti altri. Il carburante dell’odio. Chi erano gli elettori di Hitler? Chi sono i soste- nitori di Maduro? Essenzialmente poveri. Poveri che, per uscire dalla propria condizione, autorizzarono A MC la limitazione dei diritti di tutti (compresi i propri), sopportano la violenza esercitata contro gli altri e chiedono a gran voce la criminaliz- zazione, la stigmatizzazione, l’e- marginazione e l’espulsione degli altri poveri. Ora, se per fallimento della democrazia si intende il falli- mento globale di un progetto- paese chiamato Costituzione, mi trova tristemente d’accordo». Una cattedra speciale Professore, perché dedicare - in una Università messicana - una cattedra a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, giudici italiani uccisi dalla mafia? Non sarebbe stato più giusto dedicarla a mar- tiri della giustizia messicani? Se non ci fossero giudici messicani da ricordare, ci sono stati tantis- simi difensori dei diritti umani e giornalisti... «La prima risposta che mi viene in mente è la più ovvia: perché si tratta di una cattedra straordinaria fondata in collaborazione con l’ambasciata d’Italia. Ma, lo riconosco, potrebbe non es- sere sufficiente. Dunque tenterò di sviluppare una breve riflessione in- torno alla collaborazione interna- zionale su problemi che di locale non hanno assolutamente nulla. Uno di questi, il più grave nei pro- pri effetti immediati, è quello della criminalità organizzata. La libera cattedra “Giovanni Fal- cone e Paolo Borsellino” per la cul- tura della legalità e della responsa- bilità è il luogo della memoria e della ricerca al servizio della lotta alle mafie che infestano il Messico e il mondo intero. I due giudici sici- liani rappresentano, simbolica- mente e a livello internazionale, questa lotta. È vero: ci sono 200mila morti e più di 40mila de- saparecidos in questo paese, do- vuti - direttamente o indiretta- mente - al fenomeno criminale dei cartelli, ma la nostra situazione non è esattamente quella italiana, dove abbiamo - per il momento - ancora uno stato che si contrap- pone chiaramente al fenomeno mafioso. Qui in Messico, la conta- minazione reciproca tra stato e cri- minalità è praticamente costante, in una sorta di sistema osmotico che non lascia margini apparenti alla speranza. Ecco, all’università abbiamo un memoriale dedicato ai 43 di Ayot- zinapa (gli studenti scomparsi nel 2014 in circostanze mai chiarite, ndr ), così come un centro di docu- mentazione dedicato alla figura del benemerito delle Americhe, Benito Juárez (1806-1872, eroe nazionale, primo indio del continente a rive- stire la carica di presidente, ndr ). Per la cattedra, la scelta di due simboli “stranieri” ha messo tutti d’accordo. Quella è la magistratura che non c’è e che invece vor- remmo anche qui». Paolo Moiola (seconda puntata - continua)
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