Missioni Consolata - Dicembre 2018

rappresentato dagli zoroastriani, piccola comu- nità tuttora presente e attiva nella Repubblica is- lamica. Seguaci della religione fondata dal pro- feta Zarathustra (o Zoroastro) vissuto verosimil- mente tra la fine del VII e la metà del VI secolo a.C., gli zoroastriani (chiamati in alternativa an- che mazdeisti, dal nome del loro dio supremo, Ahura Mazda) sono gli ultimi eredi della grande tradizione religiosa autoctona dell’Iran preisla- mico. La fede predicata da Zarathustra, nome che spesso conosciamo solo per l’uso che ne fece il fi- losofo Nietzsche in una sua celebre opera, è stata, per lungo tempo, religione di stato prima dell’in- vasione araba, ed è rimasta una presenza signifi- cativa nel panorama iraniano ancora fino al IX secolo della nostra era. È un universo religioso, quello zoroastriano, che presenta alcune curiose e interessanti similitu- dini con l’ebraismo passate anche al cristiane- simo. Si può supporre che ci sia stato un qualche contatto tra lo zoroastrismo e l’ebraismo sia du- rante il lungo esilio babilonese che dopo il 538 a.C. quando, in seguito alla conquista persiana e al decreto dello scià Ciro il Grande (il quale nel li- bro del profeta Isaia 45,1, viene definito «l’eletto del Signore»), molti ebrei, ma non tutti, ritorna- rono a Gerusalemme. Fra gli aspetti che in qualche modo assomigliano ad alcuni elementi del cristianesimo: l’idea di un salvatore (detto Saoshyant ) che, come il Cristo, giungerà alla fine dei tempi, sconfiggendo defini- tivamente il male prima della resurrezione dei morti; l’idea di un aldilà diviso in paradiso, in- ferno, e in una zona intermedia riservata a quelle anime le cui colpe e meriti si equivalgono, un po’ come il purgatorio; un angelologia assai ricca; l’i- dea del tempo come «storia della salvezza», che porterà a compimento il destino dell’uomo e del cosmo. Tra le linee essenziali di questa antica fede c’è un dualismo metafisico al centro del quale vi è un dio supremo, detto Ahura Mazda (il Signore Sag- gio), creatore e benefico, che si oppone alle forze del male personificate da Ahriman (lo Spirito Maligno), destinate a soccombere dopo 12.000 anni di storia universale. Altro elemento è il forte senso morale che si riassume nell’osservanza della formula «buoni pensieri, buone parole, buone azioni». Gli zoroastriani credono inoltre in un giudizio individuale delle anime, per cui ognuno sarà giudicato in base ai suoi meriti e colpe. Centrale nella riforma religiosa operata da Zara- thustra è il fatto di aver retrocesso gli dei del pantheon iranico preesistente a semplici demoni. Ancora oggi, in persiano moderno, «demone» si dice «div», con una parola che in origine signifi- cava «dio» e che tradisce chiaramente la sua ra- dice indoeuropea nella somiglianza, ad esempio, con il latino «deus». La lotta fra il bene e il male riguarda anche gli aspetti della morale e della politica: lo scontro con i romani, ad esempio, viene spesso associato nell’iconografia persiana a quello fra Ahura Mazda e Ahriman, fra il bene e il male assoluto, appunto. Questa lettura politica della lotta tra bene e male avrà un influsso, attraverso il me- dioevo, anche nella politica moderna e nell’idea stessa di «scontro di civiltà». Da questo punto di vista è ironico pensare a George W. Bush che in- clude l’Iran nel cosiddetto «asse del male», in- sieme agli altri paesi «canaglia». Qui sotto: Takht-e Soleyman è il più sacro santuario dello zoroastri- smo e dell’antico Impero sasanide. Il sito, che si trova nella provin- cia di Takab, nella regione iraniana dell’Azarbaijan occidentale, è in- serito nell’elenco Unesco dei patrimoni dell’umanità. D MINORANZE IN IRAN

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=