Missioni Consolata - Dicembre 2018
soprattutto nella capitale, Teheran, e in città grandi come Isfahan e Shiraz, ma anche in alcune più piccole come Hamedan, Yazd e Sanandaj, dove sono presenti sinagoghe che servono le comunità locali. Ad Hamedan si trova la tomba dei biblici Ester e Mordecai (Mardocheo), il luogo di pellegrinaggio più importante per gli ebrei iraniani, aperto anche ai turisti ( foto ). Gli aspetti positivi di oggi Oggi, un futuro per questa comunità in Iran sem- bra possibile innanzitutto grazie alla tolleranza di larga parte della società civile iraniana che è assai più avanzata del regime che la governa. Negli ultimi anni, la presidenza Hassan Rowhani ha rappresentato una boccata d’ossigeno, dopo quella di Ahmadinejad, celebre per le sue tesi negazioni- ste sull’olocauto nazista. Rowhani si è dimostrato assai più aperto rivolgendo i suoi auguri agli ebrei in occasione delle loro festività e permettendo alla comunità, con una serie di disposizioni, di rispet- tare il sabato. È giusto poi ricordare i risultati della ricerca sull’antisemitismo Global 100 , condotta fra il 2013 e il 2014 dall’ Anti-Defamation League . I dati dimostrano come in Iran il pregiudizio contro gli ebrei sia meno diffuso che in qualsiasi altro paese del Medio Oriente o dell’Africa settentrionale. I profughi ebrei durante il nazismo Gli iraniani diedero prova di sé, della loro connatu- rata solidarietà e apertura, e anche del loro corag- gio, in occasione dell’Olocausto. Si tratta di storie, purtroppo, assai poche conosciute, e che merite- rebbero invece una grande risonanza e diffusione, dato il messaggio che veicolano. Giunsero durante la seconda guerra mondiale, ap- prodando nella città portuale di Bandar Anzali, mi- gliaia di profughi e prigionieri polacchi appena libe- rati, provenienti dalla Russia. Fra questi, c’erano anche fra i cinque e i seimila ebrei, come riportato dall’enciclopedia dell’ Holocaust Memorial Museum di Washington. Tra essi c’erano, come racconta il quo- tidiano «Haazetz», anche 800 bambini, molti dei quali finiti in seguito in Israele e protagonisti di un documentario del 2007. In un paese, l’Iran, ridotto alla fame più nera, occupato a Nord dai russi e a Sud dagli inglesi, non mancò una grande solida- rietà nei confronti di quei cristiani e quegli ebrei giunti da lontano, e ridotti in condizioni ancor più misere della popolazione locale. Un altro esempio di quella tolleranza che caratte- rizza, ieri come oggi, buona parte della società ira- niana lo troviamo di nuovo nello stesso periodo. Ci riferiamo al caso del console iraniano Abdol-Hos- sein Sardari, onorato dal SimonWiesenthal Centre di Los Angeles nel 2004. Diplomatico in Francia ai tempi dell’occupazione nazista, Sardari contribuì a salvare dalla Shoah 2.400 ebrei, iraniani e non, mettendo a repentaglio la sua carriera, il patrimo- nio e la sua stessa vita. Sfidò apertamente la Ge- stapo e diede fondo al deposito di passaporti della sua missione diplomatica, fornendo una nuova identità (e a volte una nuova patria) a moltissimi ebrei. Documenti che permisero a molti di fuggire dall’Europa e da una morte probabile. Il tutto in nome di un’umanità che aveva sentito risuonare in lui in quei momenti terribili, spingendolo ad agire e a mettere in discussione tutto. Simone Zoppellaro 44 MC DICEMBRE2018 D La Costituzione L ’ articolo 13 della Costituzione iraniana del 1979, nata con la rivoluzione islamica gui- data da Khomeini, tutela zoroastriani, ebrei e cristiani, minoranze riconosciute dalla legge e ancora oggi ben radicate nel paese. Queste - rifacendosi anche a un’antica consue- tudine musulmana di rispetto e tutela per le al- tre fedi - «sono le uniche minoranze che, nei li- miti stabiliti dalla legge, sono libere di svolgere i propri riti e di regolamentare lo stato civile e l’i- struzione religiosa secondo la loro religione» (art. 13). Ciascuna di queste minoranze elegge un suo rappresentante nel parlamento iraniano. Più difficile, invece, da un punto di vista della legge, è la situazione delle minoranze non ricono- sciute, e, in primo luogo, dei baha’i, seguaci di un credo religioso nato nell’Iran del XIX secolo, ma oggi banditi in patria in quanto considerati musulmani apostati. S.Z. L’uno per cento D a un punto di vista demografico, la larga maggioranza della popolazione (89%) è musulmana sciita, il 10% sunnita e solo il restante 1% (o meno, a seconda delle stime) va diviso fra cristiani, ebrei, zoroastriani e baha’i. Secondo il censimento ufficiale iraniano del 2011 (sicuramente al ribasso, stando alle comu- nità stesse), gli zoroastriani erano in quell’anno 25.271, gli ebrei 8.756 e i cristiani, invece, il gruppo più numeroso, 117.704. Manca il dato sui baha’i, in quanto non riconosciuti dalla legge. In generale, si registra un calo numerico di tutte le minoranze religiose rispetto all’epoca preri- voluzionaria, con la sola eccezione degli zoroa- striani: nel censimento del 1976, infatti (l’ultimo effettuato prima della rivoluzione islamica), am- montavano alla cifra tonda di 21.400. S.Z.
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