Missioni Consolata - Dicembre 2018
L’esperienza di Khachatur, pochi anni dopo, ebbe invece una sorte differente: il volume dei «Salmi di Davide» in lingua armena, stampato nel 1638, è ri- conosciuto come il primo libro a stampa nella sto- ria dell’Iran. Al 1641 risale la stampa di un testo agiografico di 705 pagine sulle vite dei Padri della Chiesa armena. Infine, altri tre volumi stampati con mezzi autarchici dal vescovo Khachatur con- tribuirono a rendere imperitura la sua fama. Come già detto, l’apporto degli armeni alla cultura iraniana non è da ascrivere solo a una storia re- mota. In epoca più recente, essi hanno avuto, ad esempio, un ruolo di primo piano nella nascita del cinema nel paese. Ricordiamo almeno Hovannes Ohanian, un armeno poliglotta che aveva studiato a Mosca e che fondò la prima scuola di cinema in Iran. Suo il primo lungometraggio: un filmmuto del 1930 intitolato «Abi e Rabi». A un armeno, Alex Sahinian, spetta anche il merito di aver aperto nel 1916 a Tabriz la prima sala cinematografica nella storia del paese, il Cinéma Soleil , sfruttando la sala di una missione francese. In seguito, furono tanti i registi, gli attori e i pro- duttori di origine armena che segnarono lo svi- luppo del cinema iraniano. Un ruolo di primo piano celebrato anche dal «Museo del cinema» di Tehe- ran, che nel 2004 ha dedicato una mostra, un libro e una serie di proiezioni a testimonianza del con- tributo artistico fondamentale degli armeni. Si può accennare anche la creazione, da parte di armeni, 40 MC DICEMBRE2018 D di alcuni degli studi cinematografici di maggior successo del secondo dopoguerra iraniano: il «Diana Film Studio», guidato da Sanasar Khacha- turian, che produsse anche alcuni film di Khachi- kian, l’«Alborz Film Studio», o, ancora, lo «Shahin Studio» dei fratelli Ovedisian. Da ricordare, infine, il «Dariush Film Studio», aperto a Roma nel 1953 dall’armeno iraniano Alex Aqababian, specializzato nel doppiaggio persiano di film italiani, che diede un impulso fondamentale alla diffusione del nostro cinema in terra iraniana. I cristiani assiri: la lingua aramaica e il cristianesimo nestoriano La seconda anima del cristianesimo iraniano che vogliamo approfondire qui è quella assira. Un nome, quello assiro, che i cristiani di questo gruppo utilizzano per designare se stessi e rivendicare così un’origine antica. Come gli assiri dell’antichità, anche quelli di oggi parlano una lingua semitica, cioè parte della stessa famiglia linguistica dell’arabo e dell’ebraico. Più precisamente, parlano (e scrivono con un proprio alfabeto) la lingua neoaramaica assira, evoluzione dell’aramaico usato da Gesù e dagli apostoli. Una lingua diffusa fra le popolazioni dell’impero assiro prima della sua caduta nel 612 a.C. Tale legame lin- guistico sta alla base dell’autoidentificazione, con- troversa, fra questa minoranza etnico religiosa e il grande impero mesopotamico del passato. © Pierre Le Bigot
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