Missioni Consolata - Dicembre 2018
26 MC DICEMBRE2018 liano impone per lasciare il paese: l’unico aeroporto vicino, infatti, è quello di Ben Gurion (Tel Aviv), in territorio israeliano e, dunque, in- terdetto ai palestinesi. Questo si- gnifica che è necessario recarsi in Giordania. Per passare il confine ci possono però volere dalle 7 alle 10 ore e una volta giunti all’aero- porto si devono affrontare code lunghissime, 4, 8, 10 ore di attesa perché questo è l’unico punto dal quale si può partire verso altre destinazioni. Gaza blindata La situazione a Gaza risulta ancora diversa. Qui non si può entrare e da qui non si può uscire. Alcune volte viene dato un permesso per recarsi in Egitto attraverso il Sinai o per raggiungere la West Bank (Cisgiordania) in occasione di fe- ste particolari. Qualora però do- vesse scadere il permesso, anche per un semplice ritardo di poche ore, non si potrà più lasciare Gaza. Il muro continua a progredire: i la- vori non si sono fermati e anzi at- traversano anche i territori be- duini. George mi chiede di scattare foto: alle case, al muro, ai bambini, alle persone. Dice che in Europa deve arrivare il messaggio che i palesti- nesi non sono pronti a farsi sal- tare in aria, non ci tengono a mo- rire, né a lanciare pietre. Vogliono solo quei diritti fondamentali che ad oggi vengono loro negati. Mi guardo intorno: case semplici, di pietra, spazzatura ammassata contro il muro e per le vie, bam- bini che scorrazzano su vecchie bi- ciclette sgangherate e un centro ricreativo per l’infanzia che è pra- ticamente da demolire. Eppure, a neanche venti minuti di distanza, c’è Gerusalemme: città sacra, città meravigliosa. Un mondo altro, quasi impossibile da immaginare. È la duplicità, la coe- sistenza di due realtà così diverse fra loro che lascia interdetti. Mi chiedo se un turista, lasciato il messaggio sul muro, riesca a com- prendere cosa significa vivere, crescere, condurre un’esistenza normale laddove ogni mossa è controllata, verificata, limitata. C’è un solo luogo a Betlemme che lascia un po’ di spazio a occhi e cuore: è il deserto che si estende poco oltre la città. Vi è un santua- rio e poi chilometri di roccia e sab- bia. È territorio palestinese, ma zona C, ovvero sotto il controllo israeliano. Qui, forse, finalmente, si riesce a lasciar vagare lo sguardo senza che venga bloccato da muri e filo spinato, senza che, costantemente, ci si senta chiusi in gabbia. Questa parte del de- serto è il luogo dove George viene a sedere di tanto in tanto per im- maginare una vita diversa. Valentina Tamborra palestina-israele Qui : i nomi dei bambini morti a Gaza, scritti sul muro a Betlemme. Sotto : verso la valle del Giordano, «firing area», zona a rischio tiro. #
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=