Missioni Consolata - Dicembre 2018

con la scusa di una missione in Ca- nada, è rimasto in quel paese, e da allora non è mai più tornato. La giustizia del Burkina lo cerca per- ché avrebbe fatto sparire molti fondi dello stato. Oggi Balai Citoyen cerca di tenere vivo l’interesse organizzando in- contri e dibattiti. Come le 72 ore organizzate proprio a Ouahigouya a inizio dello scorso ottobre. «Hanno una struttura, ma non sono più così popolari - continua Barro -. Inoltre penso che gli Stati Uniti in qualche modo li finanzino, perché realizzano attività che senza fondi esterni non sarebbero possibili». Il sindacalista ci tiene a sottolineare la differenza tra il suo movimento e il Balai: «Cinquan- totto anni dopo l’indipendenza, non riusciamo a liberarci, ma la coscienza è aumentata e molti, in particolare tra i giovani, hanno ca- pito che ci vuole la rottura antim- perialista. Finché non la facciamo non avremo uno sviluppo. Nel no- stro paese c’è un movimento che ha delle forze e propone un altro modo di concepire il nostro de- stino nazionale, diverso dal medi- care gli aiuti. E il Balai Citoyen non fa parte di questo movimento. Non possono neppure, perché ri- cevono finanziamenti dai paesi imperialisti». Scopriamo che Balai Citoyen è il principale partner burkinabè del progetto « Justice and Security Dia- logues » della statunitense United States Institute of Peace (Usip). Si tratta di un istituto nazionale indi- pendente fondato dal Congresso (il parlamento statunitense), che lavora in diversi paesi nell’ottica della riduzione dei conflitti come strategia per la sicurezza Usa. Di fatto è l’ente governativo Usa per la promozione della pace. Salita all’onore delle cronache nei giorni dell’insurrezione, Balai Ci- toyen è in realtà una organizza- zione piuttosto giovane, nata sull’onda delle manifestazioni del 2013. Altre sono le associazioni che hanno portato all’insurre- zione di fine ottobre 2014. «Loro erano nei momenti giusti nei posti chiave», dice il sindacalista, che ri- corda invece l’ Organisation dé- mocratique de la jeunesse (Orga- nizzazione democratica della gio- ventù) come attore importante. «Quelli di Balai sono arrivati all’ul- timo momento, mentre altri gruppi, come Cgtb 6 ( Confédéra- tion générale du travail du Burkina , ndr ) e Mbdhp 7 ( Mouvement burkinabè des droits de l’homme et des peuples ), hanno portato avanti la lotta per anni», ci con- ferma il quadro del- l’Ong. Un movi- mento sociale che ha radici fin dalla fine del 1998, quando, l’indigna- zione per l’assassi- nio di Norbert Zongo causò l’inizio di un percorso di lotta per lo stato di diritto nel paese. Il nemico che non vedi In Burkina Faso, oggi si ha l’im- pressione che né la gente né le istituzioni siano abituate a questa situazione e che le mi- sure di sicurezza non facciano parte del loro modo di essere. Anche se i muri si alzano e cin- gono di filo spinato. Fatto quasi inesistente anche solo pochi anni fa. Si percepisce una certa paura, mentre la gente cerca di condurre la sua vita in modo normale, con tanto di birra alla buvette (bar di strada) dopo il lavoro e il sabato sera. Eppure si capisce che il con- testo non è più lo stesso di pochi anni fa nel paese degli uomini in- tegri. C’è un nemico invisibile, che talvolta si materializza e fa parlare di sé. Intanto la fibra ottica è arri- vata in zona rossa. Marco Bello (fine prima puntata - continua) BURKINA FASO A RCHIVIO MC SULLA POLITICA IN B URKINA F ASO • Marco Bello, Cercando la de- mocrazia, gen-feb. 2016. • Marco Bello, La rivolta della di- gnità , gen-feb. 2015. N OTE ( 1 ) In Burkina Faso si contanto 60 etnie, di cui le maggioritarie sono: mossì, gourmanché, fulbé (peulh), bobo e bissa. Anche a livello reli- gioso c’è sempre stata ottima coa- bitazione: 60%musulmani, 19% cat- tolici, 5% protestanti, più culti tradi- zionali. ( 2 ) Fondi fiduciari di emergenza del- l’Ue: si tratta di un pacchetto di aiuti stanziati all’incontro della Val- letta (novembre 2015), per alcuni paesi africani. L’obiettivo dichiarato è la stabilità e la migliore gestione delle migrazioni. ( 3 ) Operazione militare francese anti terrorismo attiva in 5 paesi: Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Mauritania, dal 1 agosto 2014. ( 4 ) Simon Compaoré, già ministro dell’Interno e della sicurezza, figura di spicco del vecchio e del nuovo re- gime e oggi ministro alla Presidenza della repubblica. ( 5 ) Balai Citoyen (scopa cittadina), movimento della società civile, nato nel 2013, ha acquisito notevole visi- bilità durante l’insurrezione popo- lare, grazie a un’accorta strategia comunicativa. ( 6 ) Cgtb, Confederazione generale del lavoro, è una confederazione sindacale, creata nel 1988, rag- gruppa 12 sindacati nazionali e 70 sindacati d’impresa. ( 7 ) Mbdhp, Movimento burkinabè per i diritti dell’uomo e dei popoli, fondato nel 1989, è la maggiore as- sociazione per la difesa dei diritti in Burkina Faso. © Marco Bello

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