Missioni Consolata - Dicembre 2018
DICEMBRE2018 MC 19 governo è comunque riuscito a dare qualche risposta. Almeno nel campo della sanità, con la legge che rende gratuite le cure per le donne incinte e i bimbi sotto i 5 anni (una prima assoluta) e la co- struzione di dispensari nelle pro- vince. Altro campo è quello dell’e- ducazione, con al costruzione di infrastrutture scolastiche. Anche diverse strade cittadine sono state asfaltate. Giustizia: a piccoli passi Per quanto riguarda i dossier pen- denti in Giustizia, alcune impor- tanti novità sono state confer- mate dal processo sul tentato golpe del 16 settembre 2015. In particolare è stato confermato che Blaise Compaoré, in esilio in Costa d’Avorio, era dietro all’ope- razione. Altri dossier importanti in fase istruttoria sono quello sull’insur- rezione del 2014 e le sue vittime, che vede imputato il regime Com- paoré; il dossier sull’assassinio di Thomas Sankara e i suoi compagni (15 ottobre 1987); il dossier sul- l’uccisione cruenta del giornalista Norbert Zongo (13 dicembre 1998), per il quale è incriminato François Compaoré, fratello del presidente, e altri. «Mi sembra che le cose vadano avanti, in qualche caso si aspetta di terminare l’istruttoria, in altri, come per Zongo, si attende l’e- stradizione di François, arrestato in Francia». Ma la popolazione soffre anche per la crisi econo- mica che morde il Burkina Faso, uno dei paesi più poveri del mondo. «I veri problemi non sono affrontati», denuncia il quadro burkinabè di una Ong internazio- nale. «La mancanza di lavoro per i giovani, un’economia che sta peg- giorando, causando un deteriora- mento delle condizioni di vita di tutti. Ho l’impressione che la linea di questo governo non sia di rot- tura con il passato regime». Nama ricorda che «i commer- cianti non sono contenti, perché dicono che i soldi non circolano, mentre prima (dell’insurrezione del 2014, nda ) c’erano più soldi e più lavoro. Forse prima erano soldi sporchi …». Anche un falegname della capitale Ouagadougou ci dice che si lavora molto di meno e lui ha dovuto li- cenziare diversi aiutanti, e rima- nere solo con suo figlio. L’econo- mia in effetti ha subito un rallenta- mento dopo il cambio di regime. Dov’è finita la società civile? Che ne è stato del movimento della società civile che ha con- dotto l’insurrezione e poi si è op- posta al colpo di stato del 2015? Le premesse erano che la presa di coscienza cittadina, incanalata at- traverso un certo tipo di associa- zioni, avrebbe esercitato un po- tere di «controllo» sull’operato del governo. Ma la società civile, almeno la componente che aveva guidato l’insurrezione, ha perso credibi- lità. «Molti leader sono caduti per soldi o potere», ci dice il quadro dell’Ong. «I movimenti più a sini- stra hanno rimproverato ai gruppi di spicco, in particolare il Balai Ci- toyen 5 , di aver accettato i militari al potere. I capi di Balai sono poco critici del potere attuale, proprio perché hanno questo “peccato originale”. Se avessero tenuto le distanze, avrebbero potuto rima- nere credibili e denunciare ancora l’operato di questo governo». Il sindacalista Mamadou Barro è ancora più netto: «Non è più un segreto oggi: sono i dirigenti di Balai Citoyen che hanno convinto Isaac Zida a prendere il potere». Il 31 ottobre 2014, dopo la fuga di Blaise Compaoré, si era creato un momentaneo vuoto di potere. Il tenente colonnello Zida, che era il numero due della guardia presi- denziale, i fedelissimi dello stesso Compaoré, si è imposto presen- tandosi sulla piazza dell’indipen- denza, circondato dai responsabili di Balai Citoyen. «Zida non avrebbe avuto il coraggio di pre- sentarsi in quella piazza, se non fosse stato circondato dai benia- mini della stessa. Il loro obiettivo era quello di mettere in piedi un regime militare, ma penso che neppure le potenze imperialiste (Francia, Stati Uniti, nda ) fossero per questa soluzione. C’era gente che lo ha contestato, molti mani- festanti erano contro alla sua presa di potere». Le potenze stra- niere hanno fatto sì che si creasse un governo di transizione con un presidente, Michel Kafando, che non è un militare. Però Zida è riu- scito a rientrare dalla finestra, di- ventando ministro della Difesa. Poi, dopo un anno di transizione, MC A © Marco Bello © Marco Bello
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