Missioni Consolata - Dicembre 2018

BURKINA FASO Come cambia la vita A Ouahigouya, frontiera della zona rossa, incontriamo Adama Sougouri, direttore della radio co- munitaria « La Voix du Paysan » (la voce del contadino). La radio tra- smette in otto lingue locali e porta avanti un lavoro educativo, oltre che informativo, tipico di un media di comunità. «Il problema dell’insicurezza ha cambiato il modo di vivere qui nel Nord - ci racconta il direttore -. Quando è cominciato, ci dicevamo che da noi non sarebbe successo come in Mali, con i rapimenti e gli atten- tati. L’esercito aveva rinforzato i presidi, ma d’improvviso la nostra regione è stata messa in zona rossa a livello internazionale e questo ha giocato molto sull’orga- nizzazione della vita e in partico- lare sull’economia». Questa, fino a poco tempo fa, era una zona di passaggio dei turisti per andare a visitare i famosi «Paesi Dogon» in Mali. Hotel, ristoranti e anche molti artigiani, giovani in partico- lare, e commercianti vivevano di turismo. Oggi il settore è in ginoc- chio. Anche l’associazionismo che viveva di partenariati con Ong e associazioni europee ha visto una drastica riduzione dei propri pro- getti, «perché gli stranieri qui non vengono più». A livello sociale il clima d’insicu- rezza ha creato la «paura del pros- simo», continua Sougouri. «Que- sta situazione è vissuta come un’incertezza, non si capisce cosa potrebbe succedere da un mo- mento all’altro. Oggi ci sono loca- lità nel Nord dove due vicini che si conoscono bene, non hanno più fi- ducia uno dell’altro. Perché qual- cuno è stato scoperto a trattare con questi sedicenti ribelli o jihadi- sti. Tutti hanno paura di tutti». Ma c’è anche chi approfitta di questa situazione: gruppi di banditi che vivono di saccheggio. «Alcune scuole sono state chiuse perché gli insegnanti sono stati prima minacciati, accusati di inse- gnare il francese ai bambini, e poi uccisi a sangue freddo». Stessa sorte è successa ad amministratori e funzionari comunali, sgozzati nelle loro povere sedi comunali. «Non sappiamo se siano jihadisti o criminali comuni. Per tutto quello che succede usiamo la pa- rola terrorismo. Ma è questa la strategia reale dei jihadisti?». Si interroga il direttore: «Creare una situazione di paura, di psicosi nella popolazione, per poi met- tersi di lato e guardare la nostra società disgregarsi». Il grande Nord Con un pick up sfrecciamo sulla pista di laterite che da Ouahi- gouya conduce a Titao, a Nord Est. Penetriamo ancora di più in «zona rossa», ma vediamo solo il verde del sorgo e del miglio dei campi, che, grazie a un’ottima sta- gione delle piogge, è cresciuto ri- goglioso. Incrociamo, nell’altro senso di marcia, due camionette zeppe di militari della gendarme- rie , in assetto da combattimento, con elmetti, kalashnikov e le mi- tragliatrici sul tettuccio, pronte - sembrerebbe - a sparare. Deve es- sere, pensiamo, una pattuglia di stanza nel comune di Titao, che ha finito il turno ed è stata rim- piazzata. Giungiamo nel villaggio di You. Qui un gruppo di donne ci accoglie fe- stanti, perché un progetto della Ong Cisv, finanziato dal Fondo Fi- duciario di emergenza dell’Unione europea 2 ha consegnato loro delle capre. Potranno farle riprodurre e vendere i piccoli, godendo così di un piccolo reddito per lottare con- tro la fame. Incontriamo poi degli agricoltori, scelti tra i più poveri del villaggio, ci assicurano quelli di Cisv. Sono in un campo di niebé (fagiolo autoctono). Lo stesso pro- getto li ha aiutati a strappare que- sta terra all’erosione, grazie a tec- niche locali e ha insegnato loro come coltivare con metodi più na- turali, agroecologici. La gente è serena, contenta della visita. Non si avverte la tensione tipica da «zona rossa». Alcuni giorni dopo la nostra visita, il 23 settembre, a un’ottantina di chilometri più a Nord, un’auto dell’impresa che sfrutta la miniera d’oro di Inata, la ghanese Balaji Group, verrà fermata da una qua- rantina di motociclisti armati sull’asse Tongomayel - Djibo. I tre occupanti, un burkinabè, un in- diano e un sudafricano verranno rapiti. I gendarmi lanciati all’inse- guimento lasceranno tre morti sul terreno. Alcuni giorni dopo inter- verranno pure i Mirage francesi (aerei da caccia), dell’operazione © ssouf Sanogo / AFP Photo

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