Missioni Consolata - Dicembre 2018

DICEMBRE 2018 MC 13 carica al mattino e dove ritorna nel pomeriggio a ruminare tutto ciò che vive durante la giornata. Nel suo libro scritto a quattro mani con Chiara M., intitolato La cella e il silenzio , afferma: «Sono come un’ape che va in giro nel mondo, a prendere il polline per poi riportarlo nell’alveare e così trasformarlo». A voce aggiunge: «Al mattino esco da casa presto, vado a messa, vengo qui, prendo un caffè nel silenzio, mi organizzo la giornata, poi esco e vado a la- vorare in giro, a seconda delle cose che ho da fare nella scuola, negli ospedali… e poi ritorno per ricaricarmi. È bello avere qui il mio ufficio e sapere che oltre il muro c’è la cappella. Ma questo significa che tutti devono avere un eremo? No, io sono convinto che l’eremo non deve essere per forza uno spazio fisico. Per me è un percorso di santità». Carceri vere Quando Juri esce dall’Eremo per il suo lavoro, va negli angoli più disparati di Torino: «La mia atti- vità di lavoro coincide con l’atti- vità di Essere Umani, la onlus che ha preso forma con Matteo che collaborava con me già quando io lavoravo in un altro ente». Juri, da sempre impegnato in ambito sociale, quando sentiva che l’or- ganizzazione per la quale lavo- rava iniziava a stargli stretta si li- cenziava. L’ha fatto due volte, fino a creare la sua. «Il nome della onlus, Essere umani, ha a che fare con i ragionamenti che ci sono dietro: mi devo ricordare che ho a che fare con gli esseri umani e devo essere umano io stesso. Nelle scuole vado a par- lare attraverso le campagne: ad esempio parlo di mediazione dei conflitti in risposta al problema del bullismo. Andiamo a parlare di carcere perché abbiamo l’espe- rienza del lavoro nelle carceri. Facciamo “didattica sociale”, cioè andiamo a parlare di quello che abbiamo vissuto in prima per- sona. Ad esempio parliamo di car- cere nelle scuole perché tutti e cinque gli operatori di Essere Umani hanno vissuto e vivono il carcere. Da poco parliamo anche di ospedale: da quando è nato con il Cottolengo un tavolo di la- voro per costruire un percorso di accompagnamento delle persone malate e delle loro famiglie. MC A Vivere l’eremo per vivere la città La sfida rappresentata dall’Eremo del silenzio, per Juri, è quella di vivere la preghiera continua e il silenzio anche fuori dall’Eremo. «Anche quando sei nel mondo puoi vivere una dimensione di si- lenzio e di preghiera. Anche se non sei dentro un eremo», ci dice mentre ci sediamo uno di fronte all’altro attorno a un tavolino nel suo «ufficio». «Ecco che qui entra il discorso della preghiera del cuore del pellegrino russo, della preghiera silenziosa, del konbo- skini , il rosario ortodosso. Se sei sul pullman, preghi. Se sei all’uffi- cio postale e stai facendo la fila, hai due opzioni: o ti arrabbi per- ché l’impiegata è lenta, oppure vedi la fila come una benedizione perché ti stanno dando del tempo per pregare». Per Juri è così: l’Eremo è il luogo dove si ri- Da qui a sinistra in senso antiorario : via Paolo Borsellino, 3, Torino, il portone d’ingresso del Mu- seo del carcere «Le nuove». | Sulle due cassette della posta sono indicate le diverse realtà asso- ciative che hanno sede al Museo del carcere. Tra esse anche l’Eremo del silenzio e Essere umani onlus legate a Juri Nervo. | La prima delle cinque celle, trasformata nell’ufficio di Matteo, colla- boratore di Juri Nervo nelle attività sociali di Essere umani onlus. | La cella trasformata in saletta per gli incontri. #

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