Missioni Consolata - Novembre 2018

NOVEMBRE2018 MC 9 fino a diventare ciò che il peru- viano Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura, ha defi- nito (già nel 1990) «una dittatura perfetta». I motivi della sua scon- fitta? Lotte interne a vari livelli, l’e- lezione di José Antonio Meade (una persona grigia e discutibile) come candidato per la presidenza della Repubblica, la corruzione, il clientelismo, il coinvolgimento dell’ex presidente Carlos Salinas de Gortari [nella guerra sporca contro Amlo, ndr ], il discredito derivante dal comportamento criminale di diversi governatori, membri di ri- lievo del partito, ecc. Al momento delle elezioni, il presi- dente Peña Nieto aveva appena il 20% di approvazione del suo ope- rato. La peggiore situazione nella storia del Pri, motivata da molte ragioni alle quali va aggiunto un caso estremo: la scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa (rapiti il 26- 27 settembre 2014 e mai ritrovati ndr ); una questione che rimane ir- risolta fino ad oggi e che, di per sé, sarebbe sufficiente per far cadere molte personalità del mondo della politica e delle forze dell’ordine, in- cluso il presidente. La campagna pre elettorale (in senso lato) è stata lunga, costosa, combattuta e logorante. Durante la stessa sono stati usati tutti i mezzi: denaro in quantità indu- striale, dibattiti, insulti, minacce e violenza. Non possiamo dimenti- care, ad esempio, che più di 130 candidati a diverse cariche pubbli- che sono stati uccisi nel tentativo di scoraggiare elettori e chi osava presentarsi. C’è stato persino un «processo per frode» nello stato del Messico e in Coahuila da parte del partito al potere. Amlo e una campagna lunga dodici anni Prima di andare avanti, dobbiamo ricordare che il processo elettorale del 1° luglio ha avuto due livelli: uno federale che includeva la pre- sidenza della Repubblica e il Con- gresso (128 senatori e 500 depu- tati della camera bassa) e uno lo- cale per eleggere i governatori de- gli stati di Chiapas, Guanajuato, Ja- lisco, Morelos, Puebla, Tabasco, Veracruz e Yucatan, il capo del go- verno di Città del Messico, con- gressi locali, municipi e sindaci per un totale di 3.326 posizioni. Niente e nessuno è riuscito a fer- mare un processo in cui i cittadini hanno deciso di andare a votare il 1° luglio. Nella gara hanno trion- fato in modo schiacciante Andrés Manuel López Obrador e il movi- mento da lui guidato che ha vinto la maggioranza dei seggi nel Con- gresso, cinque governatori, i sin- daci delle cinque maggiori città del paese e molti altri eletti in posti di minore rilevanza. Hanno contribuito a questo suc- cesso travolgente la tenacia del politico nativo di Tabasco, che ha perseverato in una campagna elet- torale durata 12 anni (Amlo si era già presentato nel 2006 e nel 2012, ndr ) e le tante situazioni di corru- zione, impunità, indegnità morale dei partiti di governo, suoi avver- sari, che hanno portato alla disin- tegrazione dello stato, di varie isti- tuzioni e della stessa società civile. Che paese troverà A questo punto, è conveniente chiedersi e fare un’analisi del paese che Andrés Manuel López Obrador si troverà a governare. La risposta non è semplice perché c’è un «eccesso di diagnosi» e l’infor- mazione che abbiamo è abbon- dante e, a volte, contraddittoria. Per evitare di perdersi in un mare di dati, ho scelto di dare un’oc- chiata a un libro intitolato ¿Y ahora qué? México ante el 2018 («Cosa succede ora? Il Messico prima del 2018») 1 . Nel libro, 34 accademici e Pagina precedente : Andrés Manuel López Obrador (Amlo) durante l’ultimo comizio prima delle elezioni del 1° luglio. Sopra : il presidente uscente Enrique Peña Nieto a una parata militare. # © Daniel Aguilar - Presidencia de la República Mexicana MC A • Elezioni | Violenza | Diseguaglianza | Povertà •

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